Cicerchie

Cicerchie

 

Che cosa sono le cicerchie?

Dal nome scientifico Lathyrus sativus, è il seme di una pianta che appartiene alla famiglia delle Leguminosae (o Fabaceae). Legume molto resistente alla siccità, può essere coltivato anche in zone che presentano un clima fortemente arido ed una terra poco fertile, garantendo lo stesso rese abbondanti. Poco diffusa in Italia e in Europa, questo legume trova invece largo impiego in Asia e nell’Africa occidentale sia per il consumo umano che per quello animale. In Italia il consumo è limitato ad alcune regioni (soprattutto quelle centrali: Lazio, Molise, Toscana, Puglia, Abruzzo, Marche e Umbria) e la forma commerciale più diffusa è quella secca.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 gr. di cicerchie (bollite senza sale e scolate) apportano circa 134 calorie, ripartite come segue:

11,5% acqua

6% fibre alimentari

1,5% di grassi

51% carboidrati

28% proteine

Oltre a buone quantità di:

ferro

fosforo

potassio

calcio

vitamina B1 (Tiamina)

vitamina B2 (Riboflavina)

vitamina B3 (vitamina PP o Niacina)

 

Quando non mangiare le cicerchie?

Allo stato non risultano esservi condizioni in cui il consumo moderato e non prolungato nel tempo di cicerchie possa interagire con medicinali o altre sostanze.

 

Stagionalità delle cicerchie

Le cicerchie si raccolgono a fine luglio/inizio agosto, ma poiché vengono prevalentemente consumate previa essiccazione possono essere acquistate tutto l’anno. Nel nostro paese il loro consumo è piuttosto limitato e circoscritto ad alcune regioni – particolarmente quelle centrali: Puglia, Abruzzo, Marche, Toscana, Lazio, Molise, e Umbria – al di fuori delle quali risultano essere di difficile reperibilità. Come molti altri legumi, le cicerchie vengono consumate bollite.

 

Possibili benefici e controindicazioni delle cicerchie

Come tutti i legumi che vengono impiegati a scopo alimentare, anch’esse vantano numerose proprietà benefiche. Tra le principali caratteristiche spicca certamente il loro alto contenuto di fibre, che stimola il funzionamento dell’intestino e aumenta il senso di sazietà. Le proteine vegetali in esse contenute, poi, ne fanno un alimento adatto agli anziani e ai soggetti di tutte le età, soprattutto in caso di convalescenza o debolezza. La grande presenza di fibre alimentari aiuta poi ad abbassare il livello di colesterolo nel sangue a beneficio del cuore e delle arterie. Esse contengono inoltre discrete quantità di fosforo, calcio, ferro e potassio, tutti minerali utili all’espletamento di diverse funzioni all’interno del nostro organismo.

È opportuno però prestare la dovuta attenzione al loro consumo ed evitare di mangiarle per periodi di tempo troppo prolungati poiché contengono una neurotossina (nota con il nome di Odap), che può generare una malattia neurodegenerativa nota con il nome di “latirismo”: sindrome tossica che è caratterizzata da una paralisi acuta associata a dolori muscolari e incontinenza urinaria. Alcuni casi di tale malattia sono stati riscontrati in paesi affetti da carestie e nei quali la popolazione si è nutrita per lungo tempo quesi esclusivamente con questo legume.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Cirimoia

Cirimoia

 

Che cos’è la cirimoia?

Detta anche annona, è il frutto di alberi che appartengono al genere Annona, a sua volta classificato nella famiglia delle Annonaceae. Si tratta di piante sempreverdi originarie di regioni dell’Ecuador al confine col Perù.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 gr. di cirimoia apportano 75 calorie e:

1,57 g di proteine

79,39 g di acqua

0,68 g di lipidi, fra cui: 0,233 g di grassi saturi, 0,055 g di grassi monoinsaturi e 0,188 g di grassi polinsaturi

17,71 g di carboidrati, fra cui 12,87 g di zuccheri e 3,0 g di fibre

Fra le vitamine e i minerali, 100 g di cirimoia contengono:

10 mg di calcio

7 mg di sodio

0,27 mg di ferro

0,16 mg di zinco

0,093 mg di manganese

0,069 mg di rame

0,101 mg di tiamina

23 µg di folati

287 mg di potassio

26 mg di fosforo

17 mg di magnesio

5 UI di vitamina A

12,6 g di vitamina C

0,644 mg di niacina

0,345 mg di acido pantotenico

0,27 mg di vitamina E

0,257 mg di vitamina B6

0,131 mg di riboflavina

 

E’ una fonte di luteina/zeaxantina, polifenoli, beta-carotene e beta-criptoxantina.

 

Quando non mangiare la cirimoia?

Non risultano esservi interazioni fra il suo consumo e l’assunzione di medicinali o altre sostanze. Nel dubbio è opportuno chiedere consiglio al proprio medico.

 

Stagionalità della cirimoia

Nel suo habitat naturale, essa è disponibile per il consumo dal mese di novembre al maggio successivo.

 

Possibili benefici e controindicazioni

Essa è considerata una buona fonte di fibre alimentari, utili sia per favorire la salute della flora intestinale che per controllare il livello di zucchero e di colesterolo presenti nel sangue. Apporta inoltre antiossidanti, fra cui le acetogenine, cui sono state attribuite proprietà , antimalariche, antitumorali e antielmintiche. Fra i suoi antiossidanti è anche inclusa la vitamina C che – oltre a difendere dai radicali liberi e a favorire le difese immunitarie – partecipa alla sintesi del collagene, promuovendo in tal modo la buona salute dei tessuti che contengono questa proteina.

Fra le vitamine, essa apporta anche molecole alleate del buon funzionamento del metabolismo e dello sviluppo del sistema nervoso durante la fase di gestazione. Fra i minerali, invece, fornisce calcio, fosforo e magnesio (utili per la salute di ossa e denti) nonché potassio (grande alleato della salute cardiovascolare)

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Cocomero

Cocomero

 

Che cos’è il cocomero?

E’ il frutto del Cocos nucifera, specie che appartiene alla famiglia delle Cucurbitaceae e che si ritiene essere nativa dell’Africa per poi essere stata portata in Asia, Europa e Nord America. Attualmente, nel mondo, il principale produttore di cocomero è la Cina.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali del cocomero?

100 gr. di cocomero (parte edibile) apportano 16 calorie ripartite come segue:

10% proteine

1% lipidi

89% carboidrati

Nello specifico, 100 gr. di cocomero apportano:

95,3 g di acqua

3,7 g di zuccheri solubili

0,4 g di proteine

0,2 g di fibre, di cui:

0,02 g di fibra solubile

0,2 g di fibra insolubile

Fra le vitamine e i minerali, 100 gr. di cocomero apportano:

280 mg di potassio

2 mg di fosforo

7 mg di calcio

3 mg di sodio

0,2 mg di ferro

8 mg di vitamina C

0,1 mg di niacina

0,02 mg di riboflavina

0,02 mg di tiamina

37 µg di vitamina A (retinolo equivalente)

Esso è inoltre ricco di carotenoidi (in particolare beta-carotene e licopene) di composti fenolici, inclusi flavonoidi e di triterpenoidi (in particolare di cucurbitacina E).

 

Quando non mangiare il cocomero?

Non risultano interazioni alcune fra il suo consumo alimentare e l’azione di medicinali.

 

Stagionalità del cocomero

In Italia la sua stagione è limitata solo ai mesi di luglio e agosto.

 

Possibili benefici e controindicazioni del cocomero

Come i pomodori, il cocomero è uno dei frutti a più elevato contenuto di licopene, carotenoide dalle proprietà benefiche nei confronti dell’intero apparato cardiovascolare e – secondo alcune più recenti studi – anche delle ossa. Inoltre questo frutto è fonte di citrullina, un aminoacido che una volta immesso nell’organismo viene convertito in arginina: quest’ultima può promuovere la salute cardiovascolare. I composti fenolici di questo frutto forniscono invece una protezione antinfiammatoria e antiossidante; a quest’ultima funzione contribuisce anche la vitamina C, che è presente in abbondanti quantità abbondanti all’interno di questo frutto.

Non sono noti specifici rischi associati al suo consumo alimentare, in quanto esso è considerato un frutto poco allergenico e secondo la Shopper’s Guide to Pesticides 2015 dell’Environmental Working Group non è incluso all’interno dell’elenco dei prodotti più a rischio di contaminazione da pesticidi.

 

Disclaimer

Le seguenti informazioni rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Corbezzolo

Corbezzolo

 

Che cos’è il corbezzolo?

Si tratta di un arbusto sempreverde tipico della macchia mediterranea che produce gli omonimi frutti tondeggianti e bitorzoluti (bacche grandi circa come ciliegie) con buccia spessa e polpa gialla, morbida e granulosa. Essi possono essere consumati freschi o in conserva (sotto forma di confetture, liquori, sciroppi). Molto rinomato e pregiato è il miele di corbezzolo, che si caratterizza per l’odore penetrante e pungente ed un retrogusto amaro. Questo arbusto, durante la fase autunnale, presenta i suoi fiori bianchi (che daranno i frutti l’anno successivo) in contemporanea ai frutti dell’anno in corso: così nella pianta si possono vedere nello stesso tempo fiori bianchi e frutti rossi che – unitamente al verde delle foglie – rendono questo arbusto molto caratteristico e facilmente distinguibile. Questa appartiene alla stessa famiglia dei mirtilli.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 gr. di corbezzoli apportano circa 76 calorie e contengono approssimativamente:

11 g di zuccheri

0,8 g di proteine

8 mg di vitamina C

 

Quando non mangiare il corbezzolo?

A oggi non sono note interazioni tra l’impiego di corbezzoli a scopo alimentare e l’assunzione di medicinali o altre sostanze ma – poiché le proprietà terapeutiche di questo prodotto sono diverse – nel caso in cui ci si stia sottoponendo ad una terapia farmacologica o si assumano altre sostanze (es. integratori o rimedi fitoterapici) è opportuno chiedere il parere del proprio medico prima di consumare un infuso a base di foglie di questo frutto.

 

Stagionalità del corbezzolo

La mat11 g di zuccheri

La maturazione e la raccolta avvengono tra novembre e dicembre. Non sono facilmente reperibili nei nostri mercati.

 

Possibili benefici e controindicazioni

Sono buone fonti di pectina: questa sostanza ha proprietà gelificanti ed emollienti che sono utili per regolarizzare le funzioni intestinali; in caso di diarrea, la pectina aumenta la consistenza delle feci, mentre in presenza di stitichezza può aumentare la morbidezza della massa fecale e favorire il transito a livello intestinale.

Le sue proprietà terapeutiche sono racchiuse particolarmente nelle sue foglie, ricche di tannini (dall’azione astringente e anti-infiammatoria) e di fenoli (sostanze dall’azione antiossidante), che possono essere assimilate a mezzo di infusi a base di foglie essiccate. I fenoli esplicano la loro benefica azione con un’attività antinfiammatoria (soprattutto sul fegato, sulle biliari e sull’apparato circolatorio) e con un’attività antispasmodica sull’apparato digerente. Risultano altresì essere un buon diuretico e hanno funzioni antisettiche e antinfiammatorie sulle vie urinarie.

A oggi non sono accertate delle controindicazioni al suo impiego ma poiché le proprietà terapeutiche di tale prodotto sono diverse, nel caso in cui si stia seguendo una terapia farmacologica o si assumano altre sostanze (es. integratori o rimedi fitoterapici) è consigliabile chiedere il parere del proprio medico prima di consumare un infuso preparato con le foglie di questo frutto.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Corniole

Corniole

 

Che cosa sono le corniole?

Dal nome scientifico Cornus mas, è un arbusto originario dell’Europa continentale che si è diffuso anche in Italia. Con il termine “corniole” si indicano anche i suoi frutti, ovvero delle bacche di colore rosso dalla forma ovoidale simile a quella delle olive, che vengono raccolte nei mesi di settembre ed ottobre. Ricche di fruttosio e vitamina C, sono piuttosto succose e sono caratterizzate da un sapore acidulo. Possono essere consumate sia fresche che venir impiegate per preparare marmellate, liquori e vini.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 gr. di corniole apportano circa 150 calorie e contengono all’incirca:

37 g di carboidrati

27 g di zuccheri

4 g di proteine

13 mg di sodio

530 mg di potassio

108 mg di vitamina C

Le corniole contengono altresì numerosi minerali tra cui manganese, calcio, sodio, potassio e ferro.

 

Quando non mangiare le corniole?

Ad oggi non sono conosciute interazioni tra il loro consumo e l’assunzione di medicinali o altre sostanze ma poiché le proprietà terapeutiche di questo frutto sono numerose, nel caso in cui si stia seguendo una terapia farmacologica o si assumano altre sostanze (es. integratori o rimedi fitoterapici) è consigliabile chiedere il parere del proprio medico prima di consumarlo.

 

Stagionalità delle corniole

Vengono raccolte tra settembre e ottobre e non sono di facile reperibilità nei nostri mercati.

 

Possibili benefici e controindicazioni

Una delle loro caratteristiche più rilevanti è il loro contenuto di vitamina C, vitamina conosciuta per la sua attività antiossidante che è in grado di fortificare il sistema immunitario, “ripulendo” l’organismo sia dalla presenza che dalla produzione di sostanze cancerogene; la vitamina C svolge altresì un ruolo di primaria importanza nel neutralizzare l’azione dannosa dei radicali liberi e nel rinforzare le difese della pelle. Questi frutti contengono anche discrete quantità di tannini – sostanze dalle proprietà astringenti e anti-infiammatorie – particolarmente indicati per soggetti che soffrono di diarrea e disturbi intestinali.

Le loro proprietà benefiche non sono racchiuse solo nel frutto ma anche nella corteccia, che contiene a sua volta numerose sostanze che possono essere assunte a mezzo di un decotto preparato con la corteccia stessa e che sono ad esempio utili per curare gli stati febbrili.

A oggi non sono note controindicazioni al loro consumo, ma poiché le proprietà terapeutiche di questo prodotto sono molteplici nel caso in cui si stia seguendo una terapia farmacologica o si assumano altre sostanze (es. integratori o rimedi fitoterapici) è sempre consigliabile chiedere consulto al proprio medico prima di consumare questo frutto.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Cozze

Cozze

 

Che cosa sono le cozze?

Si tratta di molluschi appartenenti alla famiglia delle Mytilidae. Ne esistono due specie piuttosto simili: la Mytilus edulis e la Mytilus galloprovincialis. In Italia sono molto abbondanti nel Mare Adriatico, anche se sono diffuse un po’ lungo tutte le coste della penisola.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali delle cozze?

100 gr. di cozze (Mytilus edulis, parte edibile) apportano circa 84 calorie ripartite come segue:

29% lipidi

15% carboidrati

56% proteine

 

In particolare, in 100 gr. di cozze sono presenti:

11,7 g di proteine

82,1 g di acqua

2,7 g di lipidi, di cui: 0,52 g di grassi saturi, 0,63 g di grassi monoinsaturi, 0,58 g di grassi polinsaturi (soprattutto omega 3) e 121 mg di colesterolo

tracce di vitamina C

320 mg di potassio

290 mg di sodio

236 mg di fosforo

88 mg di calcio

44 mg di magnesio

5,8 mg di ferro

2,2 mg di zinco

1,2 mg di rame

49 µg di selenio

2,8 g di glicogeno

0,3 g di zuccheri solubili

1,6 mg di niacina

0,16 mg di riboflavina

0,12 mg di tiamina

54 µg di vitamina A (retinolo equivalente)

 

Quando non mangiare le cozze?

Non risultano esservi interazioni fra il consumo di cozze e l’assunzione di medicinali o altre sostanze. Nel dubbio è bene chiedere consiglio al proprio medico.

 

Periodo di reperibilità delle cozze

Si riproducono prevalentemente in primavera e in estate.

 

Possibili benefici delle cozze

Questi molluschi proteggono la salute fornendo all’organismo degli importanti minerali. In particolare, il selenio può favorire un corretto funzionamento del sistema immunitario e agisce come antiossidante. Anche la vitamina C coadiuva a migliorare le difese antiossidanti e partecipa alla sintesi del collagene. La riboflavina, invece, esercita un ruolo nel regolare l’umore, partecipa alla comunicazione fra cellule nervose e favorisceun buon utilizzo del ferro. Le cozze sono infine una fonte di omega 3, acidi grassi alleati della salute (in particolare di arterie e cuore).

 

Possibili controindicazioni delle cozze

Questi molluschi sono tuttavia ricchi di sodio e di colesterolo, entrambi nemici della salute cardiovascolare. Per tale motivo è opportuno evitarne un elevato consumo, soprattutto se sono già presenti problemi di colesterolo.

Possono essere causa di intolleranze alimentari. Il loro contenuto in mercurio è basso, ma possono essere contaminate da altri agenti inquinanti.

 

Disclaimer

Le seguenti informazioni rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Crescione d’acqua

Crescione d’acqua

 

Che cos’è il crescione d’acqua?

Si tratta di una pianta acquatica perenne (Nasturtium officinale) che fa parte della famiglia delle Brassicaceae. Le sue foglie dal gusto pepato sono impiegate, sin dall’antichità, sia in cucina che a scopo medicinale.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 gr. di crescione crudo apportano circa 11 calorie e:

2,30 g di proteine

95,11 g di acqua

0,10 g di lipidi, fra cui 0,027 g di acidi grassi saturi, 0,008 g di acidi grassi monoinsaturi e 0,035 g di acidi grassi polinsaturi

1,29 g di carboidrati, fra cui 0,5 g di fibre e 0,20 g di zuccheri

3.191 UI di vitamina A

250 µg di vitamina K

9 µg di folati

330 mg di potassio

120 mg di calcio

60 mg di fosforo

41 mg di sodio

21 mg di magnesio

0,244 mg di manganese

0,20 mg di ferro

0,11 mg di zinco

0,077 mg di rame

0,9 µg di selenio

43,0 mg di vitamina C

1,00 mg di vitamina E

0,310 mg di acido pantotenico

0,200 mg di niacina

0,129 mg di vitamina B6

0,120 mg di riboflavina

0,090 mg di tiamina

 

E’ una fonte di luteina/zeaxantina, di beta-carotene, e di numerosi fitonutrienti, fra cui gli isotiocianati.

 

Quando non mangiare il crescione?

Il suo impiego può interferire con l’assunzione di litio, clorzoxazone e warfarin. Nel dubbio, è opportuno chiedere consiglio al proprio medico.

 

Stagionalità del crescione

Sia le foglie che i rametti di crescione vengono raccolti in estate per essere quindi consumati freschi.

 

Possibili benefici e controindicazioni

Il suo regolare consumo è stato associato alla prevenzione dell’anemia, dell’osteoporosi e della carenza di vitamina A; pare inoltre poter proteggere dalle malattie cardiovascolari e dal cancro. Nello specifico, la gluconasturtiina presente al suo interno sarebbe convertita all’interno dell’organismo in una molecola dalle proprietà antitumorali.

Quest’erba aromatica è altresì una fonte di antiossidanti a basso contenuto di calorie e di grassi. Il crescione può contribuire anche ad una buona coagulazione e al mantenimento in buona salute dei neuroni grazie alla sua vitamina K, a garantire un buon metabolismo grazie alle vitamine del gruppo B e a proteggere ossa e denti con calcio, fosforo e magnesio nonché il cuore tramite il potassio.

Il suo impiego può essere controindicato in caso di ulcere gastrointestinali e di malattie renali.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Rambutan

Rambutan

 

Che cos’è il rambutan?

Si tratta del frutto della Nephelim lappaceum, specie che appartiene alla famiglia delle Sapindaceae. La sua origine è identificata tra Malesia e Indonesia, però oggi questa pianta viene coltivata in tutte le zone dell’area tropicale dal clima umido. La distinguono proprio i suoi frutti caratteristici, somiglianti al litchi però con spine più lunghe e tenere dalle quali proviene il nome (“rambout” significa infatti “capelli”).

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 g di rambutan danno circa 68 Calorie, di cui:

61,7 Calorie in forma di carboidrati

3,6 Calorie in forma di proteine

2,7 Calorie in forma di grassi

 

Nello specifico, 100 g di rambutan danno:

16 g di carboidrati, tra cui:

13,2 g di zuccheri

2,8 g di fibre

0,9 g di proteine

0,3 g di grassi

Inoltre il rambutan è fonte di:

vitamina C

ferro

fosforo

calcio in tracce

 

Quando non consumarlo?

Il rambutan può disturbare l’attività dell’enzima CYP3A4. In presenza di dubbi è meglio consigliarsi con il proprio dottore.

 

Periodo di reperibilità/stagionalità

Il rambutan si trova in commercio durante tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Del rambutan vengono sostenute la capacità di uccidere parassiti intestinali, di lenire i sintomi della diarrea e di far diminuire la febbre. Gli studi fatti sino ad oggi paiono confermare solamente che costituisce una buona sorgente di antiossidanti di origine naturale; per quel che riguarda, invece, i benefici specifici originati dal suo consumo non sono state ancora trovate prove scientifiche per dimostrarli.

Dal punto di vista nutrizionale, il suo potere antiossidante è supportato dalla presenza di quantità importanti di vitamina C, un micronutriente amico del sistema immunitario e dei tessuti connettivi (poiché collabora alla sintesi del collagene). Apporta anche ferro (fondamentale per la creazione dei globuli rossi) e fosforo (che unendosi alle ridotte quantità di calcio esistenti nel rambutan potrebbe collaborare a difendere la salute di ossa e denti). Inserire il rambutan nell’alimentazione aiuta anche a ricevere il quantitativo di fibre alimentari consigliato dagli esperti (per un adulto in normali condizioni di salute tra i 25 e i 30 grammi al giorno).

Il rambutan può provocare reazioni allergiche.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione medica. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Ricotta di Capra

Ricotta di Capra

 

Che cos’è la ricotta di capra?

Si tratta di un latticino ricavato dal siero di latte di capra, ovvero la parte liquida che si divide dalla cagliata durante la produzione del formaggio caprino, cui si aggiungono latte e panna. Non si tratta quindi un formaggio.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 g di ricotta di capra danno 175 Calorie suddivise circa così:

67% da lipidi

27% da proteine

7% da carboidrati

Nello specifico, 100 g di ricotta di capra includono:

11,6 g di proteine

12,91 g di lipidi, tra cui: 8,245 g di acidi grassi saturi, 3,613 g di acidi grassi monoinsaturi, 0,384 g di acidi grassi polinsaturi e 50 mg di colesterolo

2,98 g di carboidrati

Tra le vitamine e i minerali, 100 g di ricotta di capra danno:

vitamina A

vitamine del gruppo B

vitamina C

vitamina E

calcio

fosforo

magnesio

zinco

iodio

selenio

potassio

ferro

sodio

 

Quando non consumare la ricotta di capra?

I latticini non si devono consumare combinati con la ciprofloxacina e le tetracicline. In presenza di dubbi è meglio consigliarsi con il proprio dottore.

 

Reperibilità della ricotta di capra

La ricotta di capra si può trovare in commercio durante tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Il latte di capra viene consigliato nell’alimentazione delle persone affette da ipertensione. Le vitamine e i minerali che contiene facilitano il buon funzionamento del metabolismo e sono portatrici di proprietà antiossidanti. Calcio, fosforo e magnesio collaborano anche a difendere la salute delle ossa e dei denti.

Più in generale, la ricotta di capra viene ritenuta un cibo particolarmente digeribile e tollerato caratterizzato da un alto valore nutrizionale. Per questo viene raccomandata sia ai bambini che a chi è affetto da problemi gastrici; è ritenuta anche un buon cibo per chi fa sport.

Però, la ricotta di capra è una fonte di grassi saturi e di colesterolo, e l’assunzione di questi nutrienti dovrebbe essere arginata, nello specifico, a non più del 10% delle calorie giornaliere e a un massimo di 300 mg al dì (le raccomandazioni degli esperti per adulti in buona salute). Inoltre la ricotta di capra costituisce anche una fonte di quantità importanti di sodio, il cui apporto giornaliere non dovrebbe oltrepassare i 2 g.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione del dottore. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Ricotta forte

Ricotta forte

 

Che cos’è la ricotta forte?

La ricotta forte (conosciuta anche come ricotta ascuante, ‘scante, scanta o ashcande) è un latticino caratteristico della Puglia centro-meridionale e della Basilicata materana ricavato dalla filtrazione del siero di latte con possibile aggiunta di latte al 10-12%, tramite un processo di doppia cottura. Può essere ricavata a cominciare dal siero di latte di vacca, di pecora, di capra o misto. Il risultato ultimo è un prodotto spalmabile, dalla consistenza morbida e cremosa, dall’aroma pungente e dal gusto piccante.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 g di ricotta forte contengono 250 Calorie e:

25% di materia grassa

14,2 % di materia proteica

0,5% di carboidrati

 

La ricotta forte si prepara mettendo 20 grammi di sale per ogni kg di prodotto.

 

Quando non consumare la ricotta forte?

Il latticini non si devono consumare insieme alla ciprofloxacina e alle tetracicline. In presenza di dubbi è meglio consigliarsi con il proprio dottore.

 

Reperibilità della ricotta forte

La ricotta forte si produce tutto l’anno, però il picco di produzione va da ottobre a maggio. Rispetto alla ricotta fresca si mantiene per più tempo, però dopo qualche mese sulla sua superficie si evidenzia uno strato unto dal colorito giallastro.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

La ricotta forte è portatrice dei benefici dei latticini. La sua composizione nutrizionale può cambiare in base del latte di origine, nello specifico dall’animale da cui è munto (vacca, pecora o capra) e dalla sua alimentazione, però in generale i latticini vengono considerati buone fonti di vitamine e minerali amici del buon funzionamento del metabolismo e delle difese antiossidanti dell’organismo.

D’altro canto, i latticini non si devono mangiare in quantità eccessive perché sono portatori di grassi saturi, colesterolo e sodio. I primi due, se consumati in quantità troppo alte, possono accrescere i livelli di colesterolo nel sangue; per questo gli adulti in buone condizioni di salute non dovrebbero eccedere nell’assunzione, rispettivamente, a non più del 10% delle calorie giornaliere e a non più di 300 mg al dì. Anche il sodio non deve essere consumato in eccesso; per difendere la salute cardiovascolare è meglio circoscriverlo a un massimo di 2 grammi al dì.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione medica. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Ricotta salata

Ricotta salata

 

Che cos’è la ricotta salata?

Si tratta di un latticino (non un formaggio) ricavato dal siero di latte di vacca, di bufala, di capra o di pecora. È un derivato del latte a pasta semidura passato a stagionatura breve (che però non dura meno di una settimana). Dopo la lavorazione a temperature elevate – che può includere l’aggiunta di latte o panna – si deve pressare e salare a secco.

Caratteristica delle regioni del Sud e del Centro dell’Italia, in passato la ricotta salata si produceva per accrescere la conservazione della classica ricotta. Oggi l’utilizzo dell’aceto o del limone per acidificare il siero è stato soppiantato da quello dell’acido lattico e dell’acido citrico.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali della ricotta salata?

100 grammi di ricotta salata danno circa 280 Calorie suddivise all’incirca così:

73% di lipidi

18% di proteine

9% di carboidrati

Nello specifico, in 100 grammi di ricotta salata troviamo:

23 grammi di lipidi, tra cui 15 grammi di acidi grassi saturi

18 grammi di proteine

2 grammi di carboidrati, tra cui 2 grammi di zuccheri

3,1 grammi di sale

1,2 grammi di sodio

 

Quando non consumare la ricotta salata?

Il consumo dei latticini può disturbare l’assunzione di ciprofloxacina e di tetracicline. In presenza di dubbi è sempre meglio domandare consiglio al proprio dottore.

 

Reperibilità della ricotta salata

La ricotta salata si trova in commercio tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

La ricotta salata è una ottima fonte di proteine di alta qualità che può essere inserita nell’alimentazione a turno con altre fonti di proteine, tipo la carne e il pesce. La potenziale aggiunta di panna ne accresce l’apporto calorico confronto a quello della ricotta fresca; per questo è fondamentale non fare lo sbaglio di ritenerla in partenza un latticino magro: in base al metodo di produzione e all’origine del siero può essere caratterizzata da un apporto calorico più o meno alto (di solito, per esempio, i derivati del latte di bufala tendono ad essere più calorici). Inoltre la ricotta salata è una fonte di quantità abbondanti di sodio, che in base alle odierne raccomandazioni in ambito nutrizionale non si dovrebbe assumere in dosi superiori ai 2 grammi al dì.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione medica. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Riso brillato

Riso brillato

 

Che cos’è il riso brillato?

Si tratta di una tipologia di riso (Oryza sativa, varietà che appartiene alla famiglia delle Poaceae) trattato in maniera da intensificarne la brillantezza. Dopo averlo raccolto, il riso greggio viene lavato, seccato e privato degli strati esterni; in questa maniera si ricava il cosiddetto riso integrale, passato poi al processo di sbiancatura per togliere sia le fibre che il germe del riso e il farinaccio. In ultimo, i chicchi vengono irrorati di glucosio oleato per avere il riso brillato.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 g di riso brillato crudo hanno circa 332 Calorie suddivise così:

91% carboidrati

8% proteine

1% lipidi

 

Nello specifico, in 100 g di riso brillato crudo troviamo:

12 g di acqua

6,7 g di proteine

0,4 g di lipidi

80,4 g di carboidrati disponibili

72,9 g di amido

0,2 g di zuccheri solubili

1 g di fibra, di cui 0,08 g di fibra solubile e 0,89 g di fibra insolubile

1,3 mg di niacina

0,11 mg di tiamina

0,03 mg di riboflavina

94 mg di fosforo

92 mg potassio

24 mg di calcio

20 mg di magnesio

5 mg di sodio

1,3 mg di zinco

0,8 mg di ferro

0,18 mg di rame

10 µg di selenio

 

Quando non consumare il riso brillato?

Non ci sono interazioni tra il consumo di riso brillato e l’assunzione di medicinali o altre sostanze. In presenza di dubbi è sempre meglio consigliarsi con il proprio dottore.

 

Stagionalità del riso brillato

Il riso brillato si trova in commercio tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Il riso è un cereale facile da digerire e senza di glutine, quindi adeguato anche all’alimentazione di chi è affetto da celiachia. Anche nelle sue variazioni brillate dà una certa dose di micronutrienti: vitamine del gruppo B, amiche del buon funzionamento del metabolismo; potassio che collabora alla regolazione della pressione e della frequenza cardiaca; un po’ di calcio, fosforo e magnesio per la salute di ossa e denti; poco rame e ferro da usare, per esempio, nella creazione di globuli rossi; selenio con proprietà antiossidanti. Dal punto di vista nutrizionale costituisce però principalmente una fonte di carboidrati di tipo amidaceo. Bisognerebbe preferirgli il consumo del riso integrale, che è una fonte di fibre insolubili pregiate per la salute dell’intestino, i cui quantitativi vengono profondamente minimizzati dal processo di sbiancatura.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione medica. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Riso glutinoso

Riso glutinoso

 

Che cos’è il riso glutinoso?

Si tratta di un cereale originario dell’Asia. Chiamato anche riso appiccicoso, riso dolce, riso ceroso, riso perla, riso botan, riso mochi o biroin chal, nonostante il suo nome non contiene glutine, e perciò può essere inserito nell’alimentazione di chi è affetto da celiachia. Il termine “glutinoso” viene dal fatto che una volta cucinato questo riso è molto appiccicoso (l’aggettivo latino glutinosus infatti significa “viscoso, colloso”) a ragione dell’importante quantità di amilopectina (una delle due componenti dell’amido) che lo distingue.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali del riso glutinoso?

100 g di riso glutinoso danno circa 97 Calorie.

 

Per quanto concerne i macronutrienti, 100 g di riso glutinoso danno:

21 grammi di carboidrati, tra cui:

0,1 grammi di zuccheri liberi

1 grammo di fibra

2 grammi di proteine

0,2 grammi di lipidi, fra cui:

0,1 grammi di acidi grassi monoinsaturi

0,1 grammi di acidi grassi polinsaturi

 

Tra le vitamine e i minerali, 100 g di riso glutinoso danno:

5 mg di magnesio

2 mg di calcio

0,1 mg di ferro

 

Quando non consumare il riso glutinoso?

Non ci sono condizioni in cui mangiare il riso glutinoso potrebbe disturbare l’assunzione di medicinali o altre sostanze. In presenza di dubbi è sempre meglio consigliarsi con il proprio dottore.

 

Periodo reperibilità/stagionalità

Il riso glutinoso si trova facilmente sul mercato tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni del riso glutinoso

Inserire il riso glutinoso nella propria alimentazione giornaliera collabora a appagare i fabbisogni giornalieri di carboidrati, che in accordo con le più recenti raccomandazioni si trovano (per un adulto in buone condizioni di salute) tra il 45 e il 60% delle calorie giornaliere. L’ultima edizione dei LARN (i Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana) esorta a consumare carboidrati soprattutto in forma di fonti alimentari amidacee a basso indice glicemico. Quello del riso è mutevole in base ai casi tra 48 a 112, quindi potrebbe essere ritenuto intermedio-elevato. Non si può però neanche scordare che quello che conta è prima di tutto il carico glicemico dell’intero pasto invece che quello di solo uno degli ingredienti.

Il calcio e il magnesio del riso glutinoso collaborano alla protezione della salute di ossa e denti.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione medica. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Salicornia

Salicornia

 

Che cos’è la salicornia?

La salicornia – chiamata anche “asparago di mare” a ragione della sua somiglianza con l’asparago selvatico, però conosciuta anche come salicot, finocchio di mare o fagiolo di mare – è una pianta erbacea che appartiene alla famiglia delle Chenopodiaceae che cresce spontanea lungo le rive, principalmente nelle paludi salmastre, dove crea i cosiddetti salicornieti; inoltre la si può trovare anche negli acquitrini, lungo i canali e, meno di frequente, su terreni argillosi. Specialmente facile da trovare nel bacino del Mediterraneo, è tipica anche di altre regioni Europee, in Asia e nell’America Settentrionale.

In cucina si adoperano solo i germogli e le parti giovani e tenere.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali della salicornia?

La salicornia è fonte di:

vitamina C

vitamine del gruppo B

iodio

bromo

Inoltre la salicornia è anche fonte di ossalati, mucillagini e pectine.

 

Quando non consumare salicornia?

Non sono state rilevate interazioni fra il consumo di salicornia e l’assunzione di medicinali o altre sostanze. In presenza di dubbi è meglio consigliarsi con il proprio dottore.

 

Stagionalità della salicornia

La stagione della salicornia comincia a maggio e finisce a settembre. È meglio mangiarla entro 15 giorni dalla raccolta; nel frattempo si conserva tra gli 8 e i 16 °C.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Alla salicornia vengono ascritte proprietà depurative e rinfrescanti. Il suo succo, pieno di iodio, si consiglia nella terapia dell’ipotiroidismo; inoltre il suo apporto di vitamina C collabora alla prevenzione dello scorbuto.

Il sapore della salicornia è già salato di suo. Questa particolarità può essere sfruttata per non aggiungere altro sale durante la sua preparazione, in maniera da non avere un apporto troppo alto di sodio con l’alimentazione.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione del medico. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Sedano

Sedano

 

Che cos’è il sedano?

Conosciuto come Apium graveolens, i tratta di una verdura che appartiene alla famiglia delle Ombrellifere. La pianta del sedano arriva a un’altezza di circa 80 centimetri e le sue foglie hanno il margine tipicamente seghettato. La radice è fittonante, cioè stretta e lunga ed entra profondamente nella terra. Il tipo di sedano con radice grossa è il “sedano rapa”. Il sedano si può consumare crudo o cotto e può anche centrifugare per berlo in forma di succo.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 grammi di sedano crudo danno 20 Calorie suddivise così:

46% proteine

9% lipidi

45% carboidrati

Nello specifico 100 grammi di sedano crudo hanno:

88,3 g di acqua

2,3 g di proteine

0,2 g di lipidi

0 mg colesterolo

2,4 g di carboidrati disponibili

0,2 g di amido

2,2 g di zuccheri solubili

1,6 g di fibra totale (fibra solubile 0,18 g; fibra insolubile 1,41 g)

140 mg di sodio

280 mg di potassio

0,5 mg di ferro

31 mg di calcio

45 mg di fosforo

16 mg di magnesio

1,24 mg di zinco

0,11 mg di rame

3 µg di selenio

0,06 mg di tiamina (vitamina B1)

0,19 mg di riboflavina (vitamina B2)

0,2 mg di niacina (vitamina B3 o vitamina PP)

207 µg di vitamina A retinolo equivalente

32 mg di vitamina C

 

Quando non consumare il sedano?

Non si conoscono interazioni fra il consumo di sedano e l’assunzione di medicinali o altre sostanze.

 

Stagionalità del sedano

Il sedano si raccoglie fino a ottobre, anche se questa verdura si trova nei nostri mercati per tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Grazie all’alta quantità di fibre, il sedano accresce il senso di sazietà e collabora alla riduzione della presenza di colesterolo e trigliceridi nel sangue. La presenza di certe molecole (fenolo, inositolo) ottimizza l’attività dell’intestino e minimizza la presenza di gas. Certi fitonutrienti che contiene sono anche validi nemici dell’ipertensione perché collaborano con certi ormoni che controllano la pressione del sangue. Ha anche delle fondamentali proprietà diuretiche. L’ingente presenza di vitamina A combinata al potere disintossicante di questo ortaggio rendono il sedano adeguato anche per molte tipologie diverse di infiammazioni. Per riuscire a sfruttare tutte le proprietà benefiche la cosa migliore è mangiarlo crudo, però anche cotto al vapore. L’importante è non cuocere troppo a lungo.

È bene fare attenzione al consumo di questa verdura in caso si soffrisse di patologie renali, perché certe delle sostanze che si trovano nel sedano possono essere irritanti per i reni. Il sedano può anche provocare una crescita della sensibilità della cute ai raggi solari.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo indicazioni generali e non soppiantano mai in nessuna maniera l’opinione del dottore. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Semolino

Semolino

 

Che cos’è il semolino?

Si tratta di un prodotto che viene fatto dalla macinazione dei cereali. Si presenta in forma di granelli più o meno grezzi dal colorito giallognolo. Il semolino più comune è quello di frumento o grano duro. In base alla grandezza dei granelli, il semolino può suddividersi in semolini grossi (o semole) e in semolini fini (o semolini). Il semolino si può adoperare nella preparazione della pasta, per preparare o rendere più dense le minestre e per preparare il pane.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali del semolino?

100 grammi di semolino di frumento duro crudo contengono circa 350 Calorie e includono approssimativamente:

11 g di acqua

11 g di proteine

1,4 g di lipidi

79 g di carboidrati

68 g di amido

4 g di zuccheri

3 g di fibre

4 mg di sodio

192 mg di potassio

1,4 mg di ferro

22 mg di calcio

189 mg di fosforo

51 mg di magnesio

1,1 mg di zinco

0,3 mg di rame

2,7 µg di selenio

0,01 mg di vitamina B1 o Tiamina

0,02 mg di vitamina B2 o Riboflavina

2,5 mg di vitamina B3 o Niacina (o vitamina PP)

tracce di vitamina E

 

Quando non consumare il semolino?

A oggi non si conoscono interazioni fra il consumo di semolino e l’assunzione di medicinali o altre sostanze.

Il semolino contiene glutine e non può dunque venire mangiato da celiaci o da chi è affetto da intolleranza al glutine.

 

Stagionalità del semolino

Il semolino di frumento duro è un prodotto reperibile durante tutto l’anno senza alcuna difficoltà.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Il semolino di frumento duro si distingue per l’elevato potere calorico e un’alta digeribilità che ne fanno un cibo adeguato a venire mangiato da chiunque, ma principalmente da bambini, anziani e persone in convalescenza. Come succede per altri cibi fonti di carboidrati complessi come cereali (riso, orzo, farro, grano) e alimenti a base di cereali (fra cui pasta e pane), il semolino ha soprattutto un lento rilascio di glucosio nel sangue, garantendo all’organismo energia a lungo termine. La totale mancanza di colesterolo fa anche sì che questo cibo possa entrare anche nelle diete di persone affette da disturbi cardiovascolari.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione medica. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Tacchino

Tacchino

 

Che cos’è la carne di tacchino?

Uccello galliforme di grande stazza, il tacchino fa parte della famiglia dei Meleagridi. Il tacchino comune (Meleagris gallopavo) è la specie più conosciuta e viene commercializzato in tutta l’America Settentrionale. Le femmine di tacchino hanno solitamente delle dimensioni più ridotte e un piumaggio distinguibile dai colori meno accesi. Esistono di diverse razze di tacchino da allevamento nel mondo per le carni, le uova e le piume. Certi esemplari raggiungono i 10-13 kg (per questo sono denominati giganti); le razze allevate in Italia sono di dimensioni minori.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali del tacchino?

Di solito la carne della coscia del tacchino ha più lipidi e meno proteine del petto. Mediamente 100 grammi di carne di carne cruda di tacchino privata della pelle contengono 107 Calorie e includono approssimativamente:

74 g di acqua

22 g di proteine

2,4 g di lipidi

63 mg di colesterolo

118 mg di sodio

235 mg di potassio

0,8 mg di ferro

11 mg di calcio

190 mg di fosforo

27 mg di magnesio

1,8 mg di zinco

9 µg di vitamina A retinolo eq.

0,05 mg di vitamina B1 o Tiamina

0,2 mg di vitamina B2 o Riboflavina

8 mg di vitamina B3 o Niacina (o vitamina PP)

0,6 mg di vitamina B6

7 µg di vitamina B9 o acido folico

1,24 µg di vitamina B12

0,2 µg di vitamina D

 

Quando non consumare la carne di tacchino?

A oggi non si conoscono interazioni fra il consumo di carne di tacchino e l’assunzione di medicinali o altre sostanze.

 

Reperibilità della carne di tacchino

La carne di tacchino si acquista durante tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Numerosi sono i benefici che possono venire dal consumo di carne di tacchino, che ha proteine dal valore biologico elevato e molto ferro. Grazie a queste sue caratteristiche nutrizionali e grazie anche al fatto che si tratta di una carne tenera (quindi più facilmente masticabile e digeribile confronto ad altri tipi), il tacchino è facile da inserire in regimi alimentari anche di bambini, anziani e persone in convalescenza. Visto che è una carne altamente proteica e con ridotto contenuto di grassi, è anche uno dei tipi di carne più spesso presenti nei regimi alimentari dall’introito calorico scarso e nelle diete per gli atleti.

Non ci sono controindicazioni al consumo di carne di tacchino, che viene anzi consigliata principalmente a ragazzi, sportivi e anziani (a meno che non si abbia un’allergia specifica a questa carne).

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione del dottore. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

 

Tamarindo

Tamarindo

 

Che cos’è il tamarindo?

Si tratta del frutto del Tamarindus indica, specie che appartiene al gruppo delle Fabaceae (o Leguminosae). È originario dell’Africa, però cresce in tutte le zone subtropicali del pianeta: Africa, Asia del Sud, Sud America e Caraibi.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 g di tamarindo danno 239 Calorie e:

62,50 g di carboidrati

2,8 g di proteine

0,60 g di lipidi

5,1 g di fibre

3,5 mg di vitamina C

1,938 mg di niacina

0,428 mg di tiamina

0,143 mg di acido pantotenico

0,10 mg di vitamina E

0,066 mg di piridossina

30 UI di vitamina A

14 µg di folati

2,8 µg di vitamina K

628 mg di potassio

113 mg di fosforo

92 mg di magnesio

74 mg di calcio

28 mg di sodio

2,80 mg di ferro

1,3 µg di selenio

0,10 mg di zinco

0,86 mg di rame

Il tamarindo è fonte di beta-carotene (18 µg in 100 g), acido tartarico e numerosi fitocomposti, tra cui limonene, geraniolo, safrolo, acido cinnamico, metil salicilato e pirazina.

 

Quando non consumare il tamarindo?

Il tamarindo può disturbare l’assorbimento dell’aspirina e dell’ibuprofene.

 

Periodo di reperibilità/stagionalità

Il tamarindo arrriva a maturazione verso la fine della primavera e l’inizio dell’estate.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Da tempo la polpa del tamarindo fa parte della medicina popolare come lassativo, digestivo e rimedio a disturbi a fegato e cistifellea. Inoltre si consiglia per le sindromi da raffreddamento, la febbre, la nausea in gravidanza e i vermi intestinali nei bambini. Le molecole contenute nel tamarindo svolgono anche una leggera azione antibatterica e antimicotica. Una di queste assomiglia alla mucina, molecola che difende e rende umida la superficie della cornea; per questo gli esperti stanno studiando le potenzialità del tamarindo nella terapia dell’occhio secco e ci sono colliri a base di estratti di semi di tamarindo. Le sue fibre collaborano alla protezione dell’intestino da sostanze cancerogene e anche alla minimizzazione del colesterolo. Il potassio favorisce invece il controllo della frequenza cardiaca e la minimizzazione della pressione. Infine, l’acido tartarico è un forte antiossidante, così come altre proteine contenute nel frutto.

 

Disclaimer

Queste informazioni sono solo indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione del dottore. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Tartufo bianco

Tartufo bianco

 

Che cos’è il tartufo bianco?

Si tratta di funghi Ascomiceti con conformazione di tubero che crescono sottoterra in simbiosi con le radici di piante arboree; la pianta dà al tartufo le sostanze nutritive elaborate tramite fotosintesi, mentre il tartufo con i suoi sottili filamenti consente alle radici una penetrazione profonda nella terra. Caratterizzati da un odore penetrante e molto tipico, si usano in gastronomia nella preparazione e nella finitura di svariate pietanze. I tipi di tartufo più pregevoli sono il tartufo bianco pregiato e il tartufo nero pregiato.

Il tartufo bianco è ritenuto quello di più valore. Si trova quasi solo nelle zone del Centro e del Nord Italia e in Istria: ha una scorza liscia, giallognola o bianca, polpa bianca, rosata o marroncino chiaro. È adatto a essere consumato principalmente crudo. Certe varietà, tipo il tartufo bianco d’Alba, sono specialmente pregiate e costose.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

Visto che dal punto di vista della composizione chimica sono molto somiglianti, il tartufo bianco possiede le medesime proprietà nutrizionali del tartufo nero. 100 grammi di tartufo nero danno circa 31 Calorie e contengono approssimativamente:

80 g di acqua

6 g di proteine

0,5 g di lipidi

0,7 g di carboidrati

tracce di amido

0,7 g di zuccheri

8,4 g di fibre

3,5 mg di ferro

24 mg di calcio

62 mg di fosforo

0,05 mg di vitamina B1 o Tiamina

0,09 mg di vitamina B2 o Riboflavina

2 mg di vitamina B3 o Niacina

1 mg di vitamina C

 

Fra i minerali contenuti nel tartufo bianco solitamente troviamo potassio, sodio, magnesio, zinco e rame. Calcolando le dosi ridotte usate, il tartufo bianco ha un valore nutritivo limitato; il valore di questo speciale fungo non è nell’apporto alimentare, ma nel suo profumo.

 

Quando non consumare il tartufo bianco?

A oggi non si conoscono interazioni tra il consumo di tartufo bianco e l’assunzione di medicinali o altre sostanze.

 

Stagionalità del tartufo bianco

Il tartufo bianco si raccoglie tra settembre e dicembre. Non è facilmente reperibile.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Numerosi sono gli eventuali benefici che possono venire dal mangiare tartufo bianco. Pieno di proteine e fibre e povero di grassi, lo possono mangiare persone di ogni età, anche se affetti da problemi cardiovascolari, poiché non contiene colesterolo. Il minimo apporto di carboidrati e zuccheri fa in modo che questo fungo possa venire apprezzato anche da persone affette da diabete. Per poter conservare il suo apporto vitaminico si consiglia di mangiarlo crudo, dal momento che la gran parte delle vitamine si dissolve con le temperature elevate. Non contiene glutine, e quindi lo possono mangiare e apprezzare anche persone affette da intolleranza al glutine o con celiachia.

A oggi non si è a conoscenza di controindicazioni al consumo di tartufo, a parte che non si soffra di allergia specifica.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione del dottore. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Tartufo Nero, Scorzone

Tartufo Nero, Scorzone

 

Che cos’è il tartufo nero?

Si tratta di funghi Ascomiceti a forma di tubero che si sviluppano sottoterra vicino alle radici di piante arboree, che danno al tartufo le sostanze nutritive; contemporaneamente il tartufo tramite i suoi sottili filamenti consente alle radici una profonda penetrazione nel terreno. Riconoscibili dal tipico odore penetrante, si usano in gastronomia nella preparazione e nella finitura dei piatti. Le varietà di tartufo più di valore sono il tartufo bianco pregiato e quello nero pregiato. Lo scorzone è un tipo di tartufo analogo nelle sembianze a quello nero però meno di valore.

Il tartufo nero è comune principalmente in Toscana e Umbria, nella Francia del Sud e in Aragona. Ha la scorza nerastra con delle venature rossicce più o meno visibili ed è abbastanza irregolare nella forma (presenta dei bitorzoli). È considerato il più pregevole dopo il tartufo bianco e, a differenza di quest’ultimo che dà il meglio di sé mangiato crudo, sviluppa l’aroma in cottura, sebbene si possa gustare anche crudo. Fra i più noti e lodati tartufi neri troviamo quelli di Norcia e di Spoleto.

Lo scorzone è una specie di tartufo analoga a quello nero però meno di valore – anche se ugualmente apprezzabile e rinomato. Dal colore nero-grigio e molto irregolare esternamente, la polpa bianca interna si inscurisce maturando. Lo scorzone ha un odore tipico: quando arriva a maturazione fa venire in mente la nocciola. Si raccoglie tra giugno e settembre, ragion per cui viene anche denominato “tartufo estivo”. Dal punto di vista delle caratteristiche chimiche e nutrizionali assomiglia molto al tartufo nero pregiato.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali del tartufo nero?

100 grammi di tartufo nero danno circa 31 Calorie e contengono approssimativamente:

76 g di acqua

6 g di proteine

0,5 g di lipidi

0,7 g di carboidrati

tracce di amido

0,7 g di zuccheri

8,4 g di fibre

3,5 mg di ferro

24 mg di calcio

62 mg di fosforo

0,05 mg di vitamina B1 o Tiamina

0,09 mg di vitamina B2 o Riboflavina

2 mg di vitamina B3 o Niacina

1 mg di vitamina C

 

Quando non consumare il tartufo nero?

A oggi non si conoscono interazioni tra il consumo di tartufo nero o di scorzone e l’assunzione di medicinali o altre sostanze.

 

Stagionalità del tartufo nero

Il tartufo nero si raccoglie tra dicembre e marzo, invece lo scorzone tra giugno e settembre. Non sono prodotti facili da trovare.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Molti sono gli eventuali benefici che possono venire dal consumo di tartufo nero. Lo scarso apporto di carboidrati e zuccheri fa in modo che questo strano fungo possa venire apprezzato anche da persone affette da diabete. Ricco di proteine e fibre, povero di grassi e privo di colesterolo, lo possono mangiare senza problemi persone di tutte le età, anche affette da problematiche cardiovascolari e da individui con intolleranza al glutine o con celiachia poiché non contiene glutine.

Ad oggi non si sono state evidenziate controindicazioni al consumo di tartufo nero, a meno che non si soffra di un’allergia specifica.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione medica. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Tè bianco

Tè bianco

 

Che cos’è il tè bianco?

Si tratta di una bevanda che si ricava dall’infusione delle foglie della pianta Camellia sinensis (o Camellia theifera o Thea sinensis) della famiglia delle Teacee. Si coltiva fin dall’antichità in India, Cina e Giappone; ultimamente anche in Indonesia, sul Caucaso, in Africa orientale e nell’America Meridionale. Quando cresce allo stato selvatico il suo sviluppo assomiglia molto a quello di un albero (può arrivare ai due metri di altezza), invece quando lo si coltiva prende un aspetto più simile a un cespuglio basso e ramificato. Le foglie sono sempreverdi e hanno forme differenti. Oggi ci sono molti tipi di tè (fra cui tè bianco, tè nero, tè verde, tè oolong), che si distinguono tra loro per il procedimento di lavorazione, che è il fattore più importante per distinguere il prodotto finito.

Il tè bianco è così denominato perché si ricava selezionando solo i germogli di tè rivestiti di una peluria bianco-argento. Viene prodotto lasciando appassire all’aria le foglie di tè dopo la raccolta. È in parte ossidato (l’ossidazione è una reazione chimica spontanea nelle foglie di tè).

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

Il tè bianco (parzialmente ossidato) ha molte caratteristiche nutrizionali in comune al tè verde (che non subisce ossidazione): dal punto di vista nutrizionale sono ritenuti molto simili. Cento millilitri (circa 100 grammi) di tè verde (infuso fatto con acqua) danno circa una Caloria e contengono approssimativamente:

99 g di acqua

0,22 g di proteine

0,02 mg di ferro

1 mg di magnesio

8 mg di potassio

1 mg di sodio

0,01 mg di zinco

0,3 mg di vitamina C

0,007 m di vitamina B1 o Tiamina

0,06 mg di vitamina B2 o Riboflavina

0,03 mg di vitamina B3 o Niacina

0,005 mg di vitamina B6

 

Il tè bianco include anche buone quantità di caffeina (circa 15 mg ogni 100 ml di infuso): una tazza da 200 ml contiene quindi circa 30 mg di caffeina.

 

Quando non consumare il tè bianco?

A oggi non si conoscono interazioni fra il consumo di tè bianco e l’assunzione di medicinali o di altre sostanze. Visto, però, che il tè bianco contiene caffeina (circa 15 mg ogni 100 ml di infuso), si consiglia di non darlo da bere ai bambini.

 

Reperibilità del tè bianco

Il tè bianco si trova facilmente per tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Per le sue specifiche caratteristiche nutrizionali il tè bianco è ritenuto il più pregevole dei tè. Nello specifico è ricco di polifenoli, sostanze antiossidanti che hanno sull’organismo numerose azioni benefiche e protettive: infatti sono capaci di minimizzare il danno a carico delle cellule, con effetti antietà e antitumorali.

Apportano inoltre benefici al sistema cardiovascolare in quanto prevengono l’ipertensione, l’aterosclerosi e altre malattie a carico del sistema cardiovascolare. In teoria i polifenoli del tè bianco hanno anche un’azione positiva sulla cute, conservandola giovane più a lungo, mentre rinforza denti e ossa. Numerose ricerche attribuiscono a questo tipo di tè anche delle proprietà antibatteriche e anti-stress. Grazie alla presenza delle metilxantine (come caffeina, teofillina e teobromina) che hanno effetti biologici sugli adipociti, il tè bianco rende più rapido il metabolismo dei grassi, favorendo la perdita di peso.

Riguardo alle controindicazioni, è sempre bene rammentare che il tè bianco contiene della caffeina: se bevuto in quantitativi elevati può causare problemi come ansia, nervosismo e insonnia.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione del dottore. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.