Cheratocono

Cheratocono

 

Il cheratocono è una malattia degenerativa a seguito di una inferiore rigidità strutturale della cornea. Si manifesta solitamente nell’infanzia o nella pubertà e progredisce in buona parte dei casi fino ai 35-40 anni. In alcuni soggetti può progredire anche oltre tale età. Associazioni con altre malattie sono frequenti, ad esempio con l’atopia (predisposizione ereditaria alle malattie allergiche), l’amaurosi congenita di Leber, le distrofie corneali, il trisomia 21 (mongolismo), la malattia della tiroide, la malattia del collagene (lassità dei legamenti articolari), ecc.

 

Che cos’è il cheratocono?

Consiste in un graduale indebolimento del tessuto che si assottiglia e si estroflette all’apice assumendo una forma a cono. Anche se spesso in misura diversa, in genere colpisce entrambi gli occhi. Si stima che ne sia affetta 1 persona ogni 1500, stima che raddoppia nei casi di alterazioni riconducibili al cheratocono. La comparsa e l’evoluzione della malattia sono molto variabili. Nei casi più progrediti, quando l’assottigliamento grave del tessuto corneale comporta un imminente rischio di perforazione, si interviene con il trapianto di cornea.

 

Quali sono le cause del cheratocono?

Le cause del cheratocono non sono conosciute, ma alcuni studi sperimentali hanno portato ad supporre che alla sua base ci siano cause genetiche che ne influenzano l’insorgenza e fattori esterni come allergie o microtraumi da sfregamento che ne condizionano il progresso. L’aumento di alcuni enzimi specifici, fra cui le proteasi e una diminuzione dei loro inibitori, determina instabilità e alcune cellule della cornea, nello specifico i cheratociti, deputati al costante rinnovamento del tessuto, lavorano in modo irregolare, con la conseguente riduzione dello spessore della cornea e conseguente degenerazione e deformità.

 

Quali sono i sintomi del cheratocono?

La capacità visiva con il progredire della malattia diviene progressivamente più sfuocata e nonostante l’utilizzo di occhiali, è scarsamente migliorabile. Il deficit visivo è fortemente invalidante negli stadi più avanzati della malattia e difficilmente correggibile tramite l’ausilio di lenti a contatto.

 

Diagnosi

Per contrastare e fermare il cheratocono prima che raggiunga stadi di sviluppo preoccupanti è necessaria una diagnosi tempestiva.

Per la diagnosi di cheratocono sono disponibili vari esami che permettono di individuare la malattia con largo anticipo rispetto alla comparsa dei sintomi:

  • la tomografia corneale, che studia curvatura, elevazione e spessore della cornea a più livelli e grazie allo studio degli indici topometrici e tomografici (Belin-Ambrosio) permette di rivelare anche le forme più lievi di ectasia corneale e documentarne l’avanzamento.
  • La topografia corneale che permette di avere una mappa di curvatura e una mappa altitudinale della superficie anteriore della cornea
  • La pachimetria che misura lo spessore della cornea e, grazie ad una mappatura atta ad evidenziare lo spessore corneale in ogni suo punto, di individuare e determinare il punto più sottile.

 

Esami diagnostici che misurino la resistenza corneale alla deformazione con soffio di aria possono svelare le forme di più difficili di diagnosi.

 

Trattamenti

La terapia del cheratocono può prevedere:

Cross-Linking corneale, in particolare nelle fasi preliminari, in caso di dimostrata evoluzione della malattia

Rimodellamenti corneali associati a Cross-Linking

Impianto di anelli intrastromali

Cheratoplastica lamellare anteriore profonda (DALK)

Cheratoplastica perforante (PKP)

Un ausilio per aumentare l’acutezza visiva prevede l’utilizzo di occhiali o lenti a contatto e non rappresenta un’opzione terapeutica.

 

Prevenzione

Trattandosi di una malattia ereditaria non è possibile attuare una prevenzione, questo rende indispensabile una diagnosi precoce. Trattare infatti la malattia all’inizio può spesso conservare un’ottima vista a volte senza dover ricorrere a correzione con trattamenti minimamente invasivi. Una diagnosi tardiva può significare il dover ricorrere al trapianto.

 

Vivamente consigliate sono le visite oculistiche durante la fase dello sviluppo a 3, 6 e 12 anni, quando esista familiarità per la malattia (un parente affetto) e quando esistano sintomi quale visione sfuocata scarsamente correggibile con gli occhiali. Tali visite devono però essere effettuate con tutta la diagnostica necessaria, come la topografia corneale e gli altri esami segnalati, per poi procedere ad una diagnosi il più possibile precoce.

 

Cisti della palpebra

Cisti della palpebra

 

Le cisti sono neoformazioni da consistenza duro-elastica e dal contenuto liquido o semisolido di solito capsulate, generate dalla struttura da cui derivano, solitamente una ghiandola o il suo dotto escretore.

 

Che cosa sono le cisti della palpebra?

Le cisti dermoidi, di solito di origine congenita, racchiudono materiale di provenienza epidermica e cutanea, possono generarsi a livello superficiale, sottocutaneo, in profondità nelle palpebre o a livello dell’orbita.

 

Le cisti di Moll (idrocistoma apocrino delle ghiandole di Moll) sono piccole, tonde, contengono un liquido semitrasparente e si formano lungo il bordo della palpebra, agli angoli degli occhi.

 

Le cisti di Zeis (idrocistoma eccrino delle ghiandole di Zeiss) sono piccole, tonde e contengono una secrezione biancheggiante.

 

Le cisti sebacee, spesso individuate nell’angolo interno dell’occhio e derivanti dalle ghiandole sebacee, racchiudono materiale caseoso.

 

Esistono, poi, le milia, delle cisti multiple superficiali, bianche e tondeggianti e che derivano dai follicoli piliferi e dalle ghiandole sebacee.

 

Quali sono le cause delle cisti della palpebra?

I batteri sono una delle cause principali della formazione delle cisti, come ad esempio lo stafilococco. Le cisti dermoidi sono invece congenite e i milia possono essere secondari a traumi, infezioni cutanee, radioterapia o malattie bollose. L’ostruzione del dotto di una ghiandola, la blefarite cronica, cosmetici scaduti o non correttamente rimossi prima di coricarsi e scarsa igiene sono altre possibili cause delle cisti della palpebra.

 

Quali sono i sintomi delle cisti della palpebra?

Le cisti si mostrano come una sacca chiusa da una membrana sulle palpebre o intorno agli occhi. Sono presenti arrossamenti, gonfiore, dolenza, discromie, secrezioni, prurigine e fastidio alla chiusura delle palpebre.

 

Diagnosi

Per diagnosticare la presenza di una cisti è di solito sufficiente un’analisi clinica.

 

Trattamenti

Nella maggior parte dei casi, è necessaria la rimozione chirurgica delle cisti e l’esame istologico delle stesse e del loro contenuto.

La rimozione prevede l’escissione chirurgica completa con asportazione della capsula:

  • per le cisti dermoidi, è previsto un esame istologico dopo la rimozione chirurgica completa. Se si sospetta anche un’infiammazione dell’orbita oculare, prima di intervenire è necessario uno studio dell’imaging radiologico
  • per le cisti di Moll, sono previsti esami che escludano il trattarsi di un idrocistoma eccrino o di un carcinoma basocellulare cistico.

 

Prevenzione

L’igiene delle dita, delle mani e della pelle attorno agli occhi è fondamentale per evitare la comparsa delle cisti della palpebra. Per impedire il contagio e la diffusione della cisti è meglio evitare di toccare o sfregare gli occhi e di utilizzare cosmetici.

Congiuntivite

Congiuntivite

 

La congiuntivite è classificata come disturbo acuto se persiste al massimo quattro settimane, o altrimenti come malattia cronica.

 

Quali sono le cause della congiuntivite?

La congiuntivite può essere provocata da germi (batteri, virus, miceti o protozoi), fattori tossici esterni o interni all’organismo, allergie, farmaci e alterazioni della secrezione lacrimale.

 

Quali sono i sintomi della congiuntivite?

I sintomi sono rossore, infiammazione, lacrimazione aumentata, fotofobia e secrezioni che, nel caso della congiuntivite cronica, durano più di 4 settimane e possono interessare la cornea, che si mostra con la cheratite puntata superficiale.

Le forme virali sono associate anche a formazioni sferoidali semitrasparenti sulla congiuntiva (reazione follicolare) o, molto spesso, all’infiammazione dei linfonodi sottomandibolari e periauricolari.

Frequentemente, invece, le congiuntiviti di origine allergica, sono associate a prurito, secrezioni acquose e rigonfiamento della palpebra. Le forme batteriche mostrano secrezione purulenta.

 

Diagnosi

La diagnosi della congiuntivite si basa su una visita medica.

In caso di forma infettiva batterica che non risponda agli antibiotici ad ampio spettro, si effettua un tampone congiuntivale da sottoporre poi a test microbiologici e ad un antibiogramma per analizzare l’eventuale resistenza agli antibiotici da parte dei batteri per poter poi individuare la terapia più idonea.

Per le forme allergiche può essere utile una consulenza allergologica.

In caso di significativi sintomi respiratori è consigliabile una visita otorinolaringoiatrica.

 

Trattamenti

La terapia della congiuntivite, concordata con lo specialista oculista, è basata su colliri cortisonici, antibiotici, antivirali, antifungina o antistaminica. In alcune casi viene prescritta l’assunzione di detti antibiotici, antivirali o antistaminici per via orale.

Sono indicati trattamenti desensibilizzanti con stabilizzatori della membrana mastocitaria nel caso di congiuntivite allergica cronica

 

Prevenzione

La prevenzione della congiuntivite passa da un’adeguata igiene e, nel caso delle forme infettive, evitando il contagio tra occhi.

In caso di allergie note è opportuno evitare l’esposizione all’allergene.

Daltonismo

Daltonismo

 

Condizione altrimenti nota anche come “cecità ai colori”, il daltonismo è un’anomalia visiva che comporta un’alterata percezione dei colori. La cecità ai colori può essere di due forme: totale o parziale; la cecità totale, detta acromatopsia, è molto rara. Le persone affette da tale forma non sono in grado di distinguere alcun colore e risultano molto sensibili alla luce. Più diffusa è invece la cecità parziale ai colori, detta discromatopsia, che riguarda l’insensibilità totale o la scarsa sensibilità a uno o più colori, solitamente il verde e il rosso. Questo disturbo della vista prende il nome da John Dalton, chimico e fisico inglese che ne era affetto e che per primo lo descrisse nel lontano 1794.

 

Che cos’è il daltonismo?

Il daltonismo è caratterizzato da:

  • protanopia in caso di insensibilità totale al colore rosso e di protanomalia in caso di scarsa sensibilità a questo colore
  • deuteranopia in caso di insensibilità totale al colore verde e deuteranomalia in caso di scarsa sensibilità a questo colore
  • tritanopia in caso di insensibilità totale al colore blu e tritanomalia in caso di scarsa sensibilità a questo colore (le ultime due sono malattie genetiche piuttosto rare)

 

Quali sono le cause del daltonismo?

Il daltonismo deriva dal malfunzionamento delle cellule sensoriali che, nonostante siano tutte presenti (i coni rossi, verdi e blu), alcune di loro non lavorano correttamente, determinando così la mancanza di capacità totale o parziale da parte dei soggetti di riconoscere specifici colori. Generalmente questo disturbo ha un’origine ereditaria, ma può manifestarsi anche in seguito ad altre cause ed essere monolaterale o bilaterale.

 

Il daltonismo “acquisito” può essere dovuto a:

opacità del cristallino, che porta a una leggera alterazione della sensibilità blu-giallo

abuso di alcol, negli soggetti affetti da alcolismo si può rilevare una diminuzione della sensibilità ai colori, soprattutto dello spettro blu-giallo piuttosto che rosso-verde

traumi cranici, che possono comportare un’alterata sensibilità ai colori

diverse altre patologie a carico dell’occhio, che possono portare a deficit del senso cromatico

 

Nella popolazione europea, il daltonismo interessa circa l’8% degli uomini e l’1% delle donne. Questa notevole differenza che si riscontra tra uomini e donne è dovuta al fatto che la protanopia e la deuteranopia sono individuate nei geni presenti nel cromosoma sessuale X che nelle donne è presente in duplice copia. Dunque, affinché una donna manifesti questo disturbo visivo è necessario che entrambi i cromosomi X presentino gli alleli per il daltonismo, mentre nell’uomo è sufficiente che siano presenti sull’unico cromosoma X.

 

Quali sono i sintomi del daltonismo?

La sintomatologia del daltonismo è caratterizzata dall’alterata percezione dei colori. I soggetti che soffrono di protanopia o protanomalia hanno difficoltà in particolare a visualizzare le tonalità rosse, le persone con deuteranopia e deuteranomalia hanno difficoltà a visualizzare il verde mentre coloro che soffrono di tritanopia e tritanomalia hanno difficoltà a visualizzare il colore blu.

 

Come prevenire il daltonismo?

Non è possibile prevenire il daltonismo ereditario, cioè la forma più diffusa di questo disturbo. Qualcosa si può invece fare per prevenire il daltonismo “acquisito”, cercando di evitare tutte quelle condizioni che possano predisporre al suo sviluppo tra cui evitare un abuso di alcolici, tenere sotto controllo la salute degli occhi ed evitare traumi cranici.

Degenerazione maculare senile (DMS)

Degenerazione maculare senile (DMS)

 

La degenerazione maculare senile è una malattia legata all’invecchiamento degli individui che colpisce la macula, cioè la parte più centrale della retina. È la causa principale della perdita della visione centrale dopo i 55 anni d’età. Si differenzia in due forme: una forma non essudativa o “secca” e una forma essudativa o “umida”.

 

Cos’è la degenerazione maculare senile?

Nella degenerazione maculare senile “secca” compaiono lesioni peculiari denominate drusen. Si tratta di ammassi di scorie cellulari che possono riassorbirsi o calcificare.

 

Nella degenerazione maculare “umida” oltre alle lesioni sopracitate, si presenta anche la formazione anomala di nuovi vasi sotto la retina (membrana neovascolare sottoretinica). Questi vasi sono responsabili dell’evoluzione essudativa della degenerazione maculare.

 

Fattori di rischio sono l’età, la familiarità, il sesso femminile, la razza caucasica, il fumo, l’ipertensione arteriosa, l’eccessiva esposizione alla luce durante l’arco di vita, l’obesità ed infine una dieta ricca di grassi e colesterolo.

 

Quali sono le cause della degenerazione maculare senile?

Al processo degenerativo maculare concorrono la indurimento dei vasi localizzati sotto la retina (coroide), l’accumulo di lipidi e le alterazioni del metabolismo dell’epitelio pigmentato retinico (strato di cellule sottoretinico). Al verificarsi di queste condizioni il fisiologico metabolismo della retina è impedito.

 

Quali sono i sintomi della degenerazione maculare senile?

Nelle fasi iniziali la malattia può essere asintomatica, soprattutto se interessata un solo un occhio. Si può notare una riduzione della visione centrale, uno sfuocamento delle parole durante la lettura, un’area scura al centro del campo visivo (scotoma) e una distorsione delle linee rette (metamorfopsie). L’alterazione delle immagini è un sintomo abituale all’insorgere della degenerazione maculare essudativa e deve indurre il paziente ad una visita oculistica urgente.

 

Nella forma “secca” agli accumuli di scorie possono seguire alterazioni atrofiche della retina, cioè perdita di parte del tessuto retinico con successivo calo della capacità visiva.

Nella forma “umida”, la causa dell’essudazione sierosa e delle emorragie sono i vasi anomali che si raccolgono sotto la retina. La funzione visiva centrale ne risulta gravemente compromessa.

 

Diagnosi

La diagnosi di DMS si attua mediante visita oculistica con esame del fondo oculare e con il supporto di esami strumentati quali:

OCT (tomografia ottica a luce coerente), esame non invasivo.

Angiografia retinica (fluorangiografia) e coroideale (angiografia con verde di indocianina).

 

Trattamenti

Un’azione protettiva della retina si ottiene mediante l’integrazione alimentare con antiossidanti quali zinco, vitamina C, vitamina E e betacarotene. Ai pazienti affetti da degenerazione maculare senile non essudativa o “secca” vengono prescritti integratori alimentari per diminuire il rischio che la patologia evolva in forma essudativa o “umida”.

In caso di degenerazione maculare essudativa il trattamento più diffuso si attua per mezzo di iniezioni intravitreali di farmaci che contrastano la formazione di nuovi vasi (anti-VEGF e VEGF-Trap). L’iniezione del farmaco nell’occhio, per quanto possa risultare una pratica invasiva, è meno dolorosa di un’iniezione intramuscolare e si esegue in ambiente sterile e in anestesia locale con i soli colliri anestetici.

 

Prevenzione

La prevenzione della degenerazione maculare senile è legata principalmente alla riduzione dei fattori di rischio, quindi al controllo dell’ipertensione sistemica, del fumo di sigaretta e ad un’alimentazione corretta. Frutta, verdura e pesce, con il suo alto contenuto di acidi grassi omega 3, sono associati a un minor rischio nel contrarre questa malattia.

È sempre utile una visita oculistica dopo i 50 anni e, se stabilito dal medico, eseguire periodici test di autovalutazione per identificare tempestivamente eventuali mutamenti visivi.

Sono inoltre disponibili test genetici allo scopo di valutare in tutti i pazienti con familiarità per tale patologi la predisposizione allo sviluppo di patologie maculari legati all’età.

 

Dermatite da contatto o atopica della palpebra

Dermatite da contatto o atopica della palpebra

 

La dermatite da contatto della palpebra è una reazione infiammatoria della pelle caratterizzata da una anomala risposta del sistema immunitario verso una sostanza scatenante, chiamata allergene.

 

Che cos’è la dermatite da contatto della palpebra?

La dermatite da contatto si percepise con una manifestazione improvvisa di eruzione cutanea nell’area attorno all’occhio o con l’accumularsi di liquidi nelle palpebre (edema palpebrale) e una lieve secrezione acquosa.

 

Quali sono le cause della dermatite da contatto della palpebra?

Le cause della dermatite da contatto possono essere dovute alla reazione anomala a colliri o cosmetici. Fra i più frequenti allergeni che interessano l’area oculare ci sono:

nichel

coloranti

cromo

rame

cobalto

 

(Sostanze spesso presenti nei cosmetici)

 

Quali sono i sintomi della dermatite da contatto della palpebra?

I sintomi di una dermatite da contatto sono:

prurigine

lacrimazione

infiammazione

gonfiore

iperemia

 

Diagnosi

Per la diagnosi si procede ad una visita medica andando ad escludere dermatiti irritative, tossiche e infettive e ad esami allergologici per determinare l’allergene responsabile di tale reazione:

Prick test

Patch test

Rast sierici

 

Trattamenti

La dermatite da contatto palpebrale si cura in fase acuta con l’applicazione di pomate a bassa quantità steroidea (desametazone crema 0.05%) sulla regione palpebrale interessata per un arco di 4-5 giorni. In caso di necessità si integra la terapia con un antistaminico orale. Trattamenti desensibilizzanti possono essere utili nel lungo termine.

 

Prevenzione

Per prevenire la dermatite l’unica attenzione da porre è evitare accuratamente agenti e sostanze conosciute come responsabili della reazione allergica.

Disordini delle ciglia

Disordini delle ciglia

 

I disordini delle ciglia sono disturbi riconoscibili in anomalie del numero di ciglia, dette distichiasi e quelle della loro posizione, dette trichiasi. I due tipi di disordine possono anche essere compresenti e, in genere, sono più frequenti sulla palpebra inferiore associate solitamente ad una posizione palpebrale.

 

Cosa sono i disordini delle ciglia?

La distichiasi è contraddistinta dalla presenza di una fila in più di ciglia in corrispondenza dello sbocco delle ghiandole di Meibomio, responsabili della formazione della componente sebacea del liquido lacrimale.

L’anomalia tipica della trichiasi è, invece, un alterato orientamento delle ciglia, che le porta a perdita parziale o totale del rivestimento nella parte corneale.

 

Quali sono le cause dei disordini delle ciglia?

Cause dei disordini delle ciglia possono essere blefariti croniche, entropion, traumi, ustioni chimiche, esiti di interventi chirurgici, tracoma, sindrome di Stevens-Johnson e pemfigoide oculare.

 

Quali sono i sintomi dei disordini delle ciglia?

I principali disturbi collegati a distichiasi e trichiasi sono prurito, bruciore, lacrimazione, percezione di corpo estraneo nell’occhio, secrezione mucosa e arrossamenti dell’occhio fino a provocare dolore.

Gli esiti possono essere cicatrici corneali persistenti con compressione visiva.

 

Diagnosi

La diagnosi, esclusivamente clinica, è basata sulla visita oculistica.

 

Trattamenti

La terapia può essere medica o chirurgica, a seconda della situazione:

  • La terapia medica è indicata in caso di congiuntivite o cheratite ed è basata sull’applicazione locale di antibiotici, preferibilmente sotto forma di pomate.
  • La terapia chirurgica permette di correggere l’eventuale alterazione palpebrale alla base del disordine ciliare. Anche in questo caso è però raccomandabile, nell’attesa dell’intervento, l’uso di una pomata antibiotica da abbinarsi a un lubrificante artificiale denso, meglio se in forma di gel, che possa ridurre i danni alla cornea dovuti dallo sfregamento delle ciglia e riducendo, allo stesso tempo, i sintomi del disturbo.

 

Nell’eventualità in cui le ciglia in trichiasi siano presenti in numero limitato è possibile eliminarle con sedute multiple di elettrocoagulazione.

Il medico può anche suggerire la programmazione di trattamenti definitivi di elettrolisi delle ciglia. Questi trattamenti consistono in sei sedute almeno, da eseguirsi a cadenza mensile.

 

Prevenzione

La prevenzione dei disordini delle ciglia si basa sulla prevenzione delle malattie cui essi sono associati.

Distacco della retina

Distacco della retina

 

Il distacco della retina è una delle più serie urgenze che riguardano l’occhio e la vista. Il distacco si verifica quando uno strato della retina, tessuto fondamentale alla base del sistema visivo, si alza trascinando con sé i vasi sanguigni che portano ossigeno e nutrienti all’occhio. Dopo appena 48 ore dal distacco comincia la morte cellulare che provoca la perdita graduale della vista, soprattutto se la parte di retina che è andata a staccarsi è quella centrale.

 

Cos’è il distacco della retina?

Si differenziano quattro tipologie diverse di distacco di retina:

 

Regmatogeno (DRR): è il distacco più frequente, è causato da una rottura della retina che permette l’ingresso nell’area sottoretinica di liquido.

 

Trazionale: è determinato dalla formazione di membrane sulla superficie retinica in grado da creare una tensione che solleva la retina. È tipico un fenomeno tipico nei casi di ischemia retinica, provocata dal diabete, dalle trombosi venose o dalla retinopatia precoce

 

Essudativo: è provocato dalla presenza d’infiammazione o di lesioni vascolari o neoplastiche che vanno a formare dei liquidi nella parte sottostante la retina

 

Forme miste

Quando il distacco interessa la parte più centrale della retina, la regione maculare e la fovea, la perdita della capacità di visione è molto più grave e la possibilità di recuperare la vista è compromessa.

 

Quali sono le cause del distacco della retina?

Il distacco della retina può verificarsi in seguito a:

Liquefazione vitrea e distacco posteriore del vitreo (DVP). Sono processi legati all’invecchiamento dell’individuo e alla storia naturale dell’occhio. L’accumulo di liquido (umor vitreo), che cambia consistenza con l’avanzare dell’età, diventa più denso o più voluminoso. Questo può provocare un sollevamento della retina nei punti in cui essa è più fragile.

La degenerazione a palizzata, invece, consiste in un’aderenza forte dell’umor vitreo ai bordi retinici, che può facilmente portare ad un distacco della retina.

La pseudofachia. Può essere una conseguenza di un intervento di cataratta che quindi rappresenta un fattore di rischio per il distacco di retina.

Traumi

Diabete

Malattie infiammatorie

Malattie genetiche, come la sindrome di Marfan o la sindrome di Ehler Danlos

 

Quali sono i sintomi del distacco della retina?

Il distacco della retina è sempre preavvisato da alcuni segnali:

Comparsa improvvisa di puntini e corpi scuri fluttuanti davanti alla vista (miodesopsie)

Bagliori di luce improvvisi percepiti in uno o entrambi gli occhi

Oltre il 50% dei pazienti con DR lamenta la sintomatologia del DVP, che include visione di fotopsie (bagliori di luce) e di miodesopsie (piccoli corpi mobili scuri) nei giorni precedenti al distacco o fenomeni come lo scotoma, ovvero un’ombra o che sembra coprire parte del campo visivo

 

Diagnosi

La diagnosi si ottiene attraverso un’attenta visita oculistica che permette di accertare la rottura e il distacco della retina. E’ importante, infatti, riuscire a differenziare i diversi tipi di distacco retinico, capire cioè se ci si trova di fronte ad un distacco regmatogeno, trazionale, essudativo o misto.

Nel caso sia possibile esaminare perfettamente la retina, l’ecografia oculare è utilizzata per determinarne il suo stato.

 

Trattamenti

La terapia a seguito del distacco della retina deve essere messa in atto il più rapidamente possibile, onde evitare che con il passare del tempo si verifichi una perdita completa della vista, atrofia del bulbo oculare fino ad uno sviluppo di un glaucoma neovascolare.

I trattamenti standard sono:

Fotocoagulazione con laser argon. Lo scopo di questo intervento è quello di produrre una cicatrice intorno alla rottura che ne impedisca l’ingresso di liquido nello spazio sottostante.

Quando il distacco coinvolge invece un’area significativamente ampia della retina è necessario intervenire per via chirurgica. La chirurgia per il distacco di retina prevede essenzialmente due tipi di interventi:

Ab-esterno: chirurgia episclerale senza entrare all’interno dell’occhio.

Ab-interno: la vitrectomia.

 

Prevenzione

La comparsa di corpi scuri nella vista e bagliori di luce (miodesopsie e fotopsie) sono sintomi che devono mettere in allarme il paziente che deve quindi sottoporsi al più presto ad una visita oculistica. La miglior prevenzione consiste nel conoscerne i sintomi e in controlli periodici della vista. È importante sapere che le miodesopsie non scompariranno con il passare del tempo, ma saranno sempre visibili, in particolar modo in presenza di variazioni di luce. Con il passare del tempo, tuttavia, le macchie si ridurranno lievemente e il fastidio diminuirà.

Ectropion

Ectropion

 

L’ectropion è un disturbo dell’occhio in cui la palpebra inferiore è rivolta verso l’esterno e, quindi, tende ad allontanarsi dal bulbo oculare.

 

Che cos’è l’ectropion?

La caratteristica principale dell’ectropion è una rotazione verso l’esterno di una parte o dell’intera palpebra inferiore. La rotazione compromette i puntini lacrimali (le aperture ovali da cui partono i dotti lacrimali), che con il passare del tempo, essendo esposti ad agenti esterni, si restringono accumulando cheratina. La conseguenza di questa modificazione dei puntini lacrimali è l’epifora, cioè la fuoriuscita delle lacrime verso l’esterno dell’occhio. In questa circostanza alla congiuntiva (la membrana che ricopre il bulbo oculare e la parte interna delle palpebre) e alla cornea viene a mancare la normale lubrificazione e la protezione delle palpebre. Ciò favorisce un’infiammazione secondaria, un ingrossamento della parte interna della palpebra (il tarso) che va a peggiorare ulteriormente l’ectropion fino a portare allo sviluppo di una cheratopatia, malattia che nei casi più graci può causare l’ulcerazione e la perforazione della cornea.

 

Quali sono le cause dell’ectropion?

L’ectropion può essere di origine congenita, senile, paralitica, meccanica e cicatriziale.

 

Quali sono i sintomi dell’ectropion?

Inizialmente privo di sintomi, in fasi più avanzate l’ectropion è associato a lacrimazione e, in alcuni casi, ad infiammazione, sensazione di corpo estraneo nell’occhio e produzione di secrezioni.

 

Diagnosi

Per diagnosticare l’ectropion è necessaria una visita oculistica.

 

Trattamenti

Il trattamento chirurgico è l’unico trattamento in grado di far fronte all’ectropion.

L’intervento, eseguito in anestesia locale ed in regime di day hospital, deve essere programmato tenendo conto del tipo e del grado di severità della malattia.

La terapia medica è prevista solo al fine di prevenire e trattare la congiuntivite e la cheratite secondaria.

 

Prevenzione

In attesa dell’intervento chirurgico, sono consigliabili misure atte a prevenire danneggiamenti della cornea. Applicando gel o pomate si limitano i danni ed i sintomi associati all’ectropion.

Entropion

Entropion

 

L’entropion è una malattia oculistica in cui una parte della palpebra tende a ruotare verso l’interno dell’occhio.

 

Che cos’è l’entropion?

La rotazione verso l’interno della palpebra, condizione tipica dell’entropion, mette in contatto le ciglia con la superficie della cornea. Questo continuo sfregamento, risultato di questo contatto, causa non solo un notevole fastidio ma anche va a compromettere la superficie della cornea, dove si possono sviluppare danni come ad esempio la cheratite puntata superficiale o l’ulcerazione.

 

Quali sono le cause dell’entropion?

L’entropion può essere di origine congenita, senile, paralitica o meccanica. Inoltre può essere il risultato cicatriziale di ustioni chimiche, di un trauma, di un tracoma (un’infezione della congiuntiva e della cornea) o di un pemfigoide (una malattia autoimmune della pelle).

 

Quali sono i sintomi dell’entropion?

I principali disturbi associati all’entropion sono l’infiammazione dell’occhio, la lacrimazione, una sensazione diffusa di presenza di corpo estraneo e chiusura persistente e involontaria delle palpebre.

 

Diagnosi

La diagnosi dell’entropion prevede la visita oculistica.

 

Trattamenti

Il trattamento chirurgico è l’unico trattamento in grado di eliminare l’entropion.

L’intervento, eseguito in anestesia locale ed in regime di day hospital, deve essere programmato in base alla tipologia e al grado di severità dell’entropion.

La terapia medica è indicata solo per la prevenzione e il trattamento della congiuntivite e della cheratite secondaria. Solo in caso di entropion spastico viene effettuato un controllo con chemodenervazione chimica con sedute ripetute di tossina botulimica.

 

Prevenzione

In attesa dell’intervento sono consigliabili misure di prevenzione dei danni alla cornea. Fra le misure più adatte, segnaliamo lo srotolamento manuale della palpebra utilizzando un cerotto, l’uso di un lubrificante artificiale denso e quello di gel o pomate che possano limitarne il danno causato dallo sfregamento riducendone i sintomi.

Fistola Carotido-Cavernosa

Fistola Carotido-Cavernosa

 

La fistola carotido-cavernosa è il effetto di una comunicazione non corretta tra l’arteria carotide e il seno cavernoso. Questo porta ad un aumento della pressione venosa che può provocare un’ischemia, una rottura dei vasi sanguigni, mettendo a serio rischio la capacità visiva.

 

Che cos’è la fistola carotido-cavernosa?

Esistono due forme di fistola: una forma diretta, che va a coprire circa il 70-90% dei casi e una forma indiretta. Nella fistola diretta, a seguito di un irregolarità della parete interna dell’arteria carotide, l’elevato flusso sanguigno arterioso si riversa direttamente nel seno cavernoso. Nella fistola indiretta, invece, (shunt durale) l’arteria carotide intracavernosa è integra, il sangue passa attraverso le branche meningee delle arterie carotidee interne o esterne nel seno cavernoso.

 

Quali sono le cause della fistola carotido-cavernosa?

Nella fistola diretta l’elevato fluire di sangue può portare ad una rottura spontanea o postraumatica.

 

Nel caso della fistola indiretta una malformazione congenita può essere la causa che determina la rottura spontanea in associazione ad un trauma anche lieve o ad uno stiramento. Particolarmente a rischio sono i pazienti affetti da ipertensione arteriosa.

 

Quali sono i sintomi della fistola carotido-cavernosa?

I sintomi della fistola diretta possono essere improvvisi e molto marcati:

chemosi e iperemia dei vasi episclerali

proptosi

oftalmoplegia

grave riduzione della capacità visiva

aumento della pressione intraoculare

ischemia del segmento anteriore

 

La sintomatologia nella fistola indiretta è certamente più lieve e sfumata rendendo quindi più difficile la sua diagnosi. In principio si presenta con:

rossore causato dalla dilatazione dei vasi congiuntivali di uno o di entrambi gli occhi

incremento della pressione intraoculare

fondo oculare normale o moderata congestione venosa

lieve proptosi

oftalmoplegia (da paresi del VI nervo cranico)

all’auscultazione meningea il timing del soffio è sincrono alla sistole

 

La diagnosi differenziale serve a distinguere la fistola congiuntivite cronica da altre patologie quali l’orbitopatia tiroidea e le malformazioni arterovenose orbitarie.

 

Diagnosi

La diagnosi della Fistola Carotido-Cavernosa effettua sottoponendo il paziente ai seguenti esami:

imaginig radiologico: ecografia oculare con ecocolordoppler, che evidenzia l’inversione del flusso causato all’arterializzazione del seno cavernoso;

la risonanza magnetica RMN e l’angio RMN, che evidenziano i segni della stasi.

Un consulto multidisciplinare con specialisti di neurochirurgia e neuroradiologia vanno a completare il percorso diagnostico.

 

Trattamenti

Nei casi in cui la fistola, sia essa diretta o indiretta, non si dovesse chiudere spontaneamente o dopo l’attuazione di opportune manovre compressive, si deve ricorre al trattamento embolizzante che consiste nell’inserimento di sostanze ad effetto trombotico nella zona soggetta ad anomala comunicazione andandola a chiudere. Tale sistema è eseguibile sia per via trans arteriosa (arteria femorale) che per via trans venosa (vena femorale) e viene chiamata radiologia interventistica.

Foro Maculare e la Sindrome da trazione Vitreo-Maculare

Foro Maculare e la Sindrome da trazione Vitreo-Maculare

 

Le patologie dell’interfaccia vitreo-retinica sono un insieme di modificazioni fisiche dell’occhio che possono portare ad un danneggiamento grave della vista. Tra queste patologie ci sono il Foro Maculare e la Sindrome da trazione Vitreo-Maculare. Il Foro Maculare consiste nella rottura della retina a causa di un distacco del vitreo posteriore (DVP).

 

Cos’è il foro maculare e la sindrome da trazione vitreo-maculare?

Questa patologia si presenta più di frequente nelle donne, circa il 72% dei casi, ed è strettamente legata all’età: più del 50% delle pazienti hanno un’età tra i 65-74 anni. La probabilità che la malattia interessi entrambi gli occhi e di circa 8-10%.

Circa la metà dei fori maculari hanno una remissione spontanea entro un anno. Il 74% progredisce negli stadi III-IV. Allo stadio III-IV solo il 4 % dei casi si chiude spontaneamente.

 

Quali sono le cause del foro maculare e la sindrome da trazione vitreo-maculare?

Alla base del foro maculare ci sono formazioni di cicatrici e cisti, l’accumulo di strati di cellule e di liquidi che possono provocare il distacco della retina.

Le cause più frequenti del distacco della retina vanno ricercate in:

L’invecchiamento dell’occhio

L’accumulo di liquidi al di sotto della retina

Traumi

Diabete

Malattie infiammatorie

 

Quali sono i sintomi del foro maculare e la sindrome da trazione vitreo-maculare?

Sintomi principali delle patologie a carico dell’interfaccia vitreo-retinica sono:

Messa a fuoco alterata, detta anche metamorfopsia

Scotoma, cioè la comparsa di una macchia centrale, simile a un’ombra o ad un velo, in un’area del campo visivo con conseguente riduzione della vista con diversi gradi di intensità

 

Diagnosi

La diagnosi viene formulata in seguito a visita oculistica e seguente tomografia a coerenza ottica (OCT).

La tomografia permette di verificare il grado di avanzamento del danno a carico dell’occhio:

I.A: Presenza di trazione vitreo-maculare con una ciste di spessore parziale (retina interna) nella fovea.

I.B: Presenza di trazione vitreo-maculare con una ciste di spessore totale (coinvolge la retina esterna) nella fovea.

II: Foro maculare a tutto spessore con aderenza parziale dell’opercolo retinico. Ialoide posteriore parzialmente adesa in regione foveale.

III: Foro maculare a tutto spessore senza opercolo adeso e diametro inferiore a 400 microns. Ialoide posteriore non adesa in regione foveale.

IV: Foro maculare a tutto spessore senza opercolo adeso e diametro superiore a 400 microns. Ialoide posteriore non adesa in regione foveale.

 

Trattamenti

A seconda del danno rilevato all’occhio dipende l’urgenza di un intervento chirurgico. Solitamente si interviene quando i fori maculari raggiungono lo stadio II o superiore, mentre si mantengono in osservazione quelli nello stadio I. L’intervento di routine è la vitreoctomia che prevede il peeling della membrana limitante interna e l’uso di una sostanza tamponante, come aria, gas o olio di silicone, che favorirà la chiusura del foro.

Recenti studi hanno dimostrato che l’Ocriplasmina (JETREA) è di grande utilità nella cura della sindrome di trazione vitreo-maculare. Essa consiste in un’iniezione nella cavità vitrea di questo enzima.

 

Prevenzione

Con la griglia di Amsler, un test di autovalutazione attuato direttamente dal paziente, la percezione alterata delle immagini o la comparsa di metamorfopsie può essere agevolmente individuabile.

Nel caso in cui il paziente vedesse le righe ondulate, è importante che si rivolga all’oculista specialista in patologie retiniche.

 

Glaucoma

Glaucoma

 

Il glaucoma è una malattia cronica progressiva a carico del nervo ottico e che può portare alla perdita della vista.

 

Che cos’è il glaucoma?

Seconda causa di disabilità visiva e cecità in Italia, il glaucoma è causato all’aumento della pressione interna dell’occhio e in alcuni casi alla conseguente riduzione dell’apporto sanguigno verso il nervo ottico (responsabile della passaggio delle informazioni visive al cervello). Manifestazioni di questo danno è la perdita del campo visivo inizialmente nelle parti periferiche che via via va a coinvolgere la parte centrale del campo visivo, compromettendo la vista.

 

Quali sono le cause del glaucoma?

Per mantenersi tonico e sano, l’occhio esegue al suo interno un costante ciclo di produzione e assorbimento di umore acqueo. Questo processo avviene a livello del trabecolato, parte dell’occhio deputata appunto al deflusso dell’umore acqueo dall’interno verso l’esterno dell’occhio attraverso il circolo sanguigno. Sin caso di malfunzionamento del trabecolato, il processo di riassorbimento dell’acqua è rallentato, provocando un aumento della pressione all’interno dell’occhio che può danneggiare il nervo ottico e, di conseguenza, portare allo sviluppo del glaucoma.

 

In alcuni casi il nervo ottico può danneggiarsi anche senza un aumento della pressione, verosimilmente per una riduzione dell’apporto di sangue allo stesso nervo.

Esistono poi forme congenite di glaucoma che si manifestano già alla nascita.

 

Quali sono i sintomi del glaucoma?

Dapprima, il paziente non avverta sintomi dovuti all’aumento della pressione. Successivamente a seguito di danneggiamento del nervo ottico si iniziano a perdere le parti laterali del campo visivo. La prima a danneggiarsi è quindi la visione laterale, superiore e inferiore, e non quella centrale; per questo motivo il deficit non viene tempestivamente percepito dal paziente, che inizia ad urtare oggetti e ad avere difficoltà alla guida, senza però accorgersi della perdita di porzioni laterali di campo visivo.

 

La progressione della malattia non è lineare e quando si aggrava si arriva a perdere la visione centrale in modo rapido. Nella fase terminale della malattia, le possibilità terapeutiche sono poco, è quindi necessario sottoporsi a controlli oculistici periodici preventivi.

Diagnosi

Oltre all’esame refrattivo per la prescrizione di lenti, la prima visita prevede, l’esame del segmento anteriore dell’occhio e del fundus oculi:

una tonometria che misura la pressione intraoculare

una pachimetria che misura lo spessore della cornea

una gonioscopia che distingue tra i vati tipi di glaucoma

Successivamente potrebbero essere prescritti altri esami:

uno studio del campo visivo per valutare la sensibilità della retina

una tomografia ottica a luce coerente (OCT) delle fibre nervose peripapillari o del segmento anteriore e della bozza filtrante per controllare lo spessore delle fibre nervose attorno al nervo ottico

una perimetria computerizzata FDT (frequency doubling technology) per valutare eventuali modificazioni o riduzione del campo visivo

 

In altri casi particolari si prescrivono ulteriori esami

un test della sensibilità al contrasto e test dei colori

una fluorangiografia per controllare la presenza di aree ischemiche periferiche in caso di glaucoma neovascolare

un’iridografia in caso di glaucoma uveitico e neovascolare

un’ecografia A-B scan in caso non sia possibile utilizzare colliri che dilatano le pupille o in caso di cataratta che renda difficoltosa la osservazione del fondo oculare

 

Trattamenti

Il glaucoma può essere trattato, almeno nella fase iniziale, con terapia medica farmacologica (colliri). Se questo non risultasse sufficiente a ridurre la pressione oculare o il danno del campo visivo continuasse a progredire nonostante una riduzione della pressione si ricorre all’intervento chirurgico e in alcuni casi a terapie parachirurgiche (laser).

I trattamenti chirurgici che eseguiamo sono:

La trabeculectomia (è l’intervento standard per il glaucoma)

Impianto drenante Ex-PRESS®

La sclerectomia profonda (in pazienti che presentano già gravi peggioramenti del campo visivo)

L’endociclofotocoagulazione.

 

La chirurgia della cataratta (pupille miotiche, sinechiate, pseudoesfoliatio lentis) può a volte essere sufficiente a ridurre la pressione oculare o può facilitare l’esecuzione di un intervento successivo per glaucoma.

I possibili interventi parachirurgici sono:

La ciclofotocoagulazione con laser a diodi (particolarmente indicata in caso di glaucoma grave non responsivo ad altre terapie precedentemente provate, sia colliri che interventi chirurgici)

L’iridotomia YAG laser adatta soprattutto alla prevenzione del glaucoma acuto ma anche risolutiva in caso di attacco acuto di glaucoma o nella gestione di pazienti con blocco pupillare posteriore della sindrome da dispersione di pigmento.

L’ALT (trabeculoplastica argon laser): indicata in giovani pazienti con valori non troppo elevati di tono oculare, o in pazienti intolleranti ai colliri o pazienti che abbiano già sottoposti ad intervento per glaucoma con esito non ottimale e tono oculare che inizia ad aumentare nuovamente. Si usa questo intervento parachirurgico anche come supporto alla terapia medica in pazienti che non possono essere sottoposti ad intervento chirurgico.

L’iridoplastica laser (adatta in caso di una rara forma di glaucoma, detta sindrome da iride a plateau)

La goniopuntura laser (da eseguirsi alcuni giorni dopo un intervento di sclerectomia profonda ottimizzandone i risultati dello stesso)

L’argonlisi precoce delle suture del tassello sclerale in pazienti già operati di trabeculectomia o impianto Ex-PRESS (da eseguirsi alcuni giorni dopo l’intervento per ottimizzarne il risultato finale)

 

Prevenzione

I soggetti maggiormente rischio di glaucoma, e ai quali viene consigliato di sottoporsi a visite oculistiche periodiche, sono:

soggetti con parenti affetti da glaucoma (in questo caso il rischio di sviluppare un glaucoma arriva anche al 10-15%)

soggetti con uno spessore corneale ridotto, che si può valutare (o è già stato valutato) per mezzo di una pachimetria

soggetti con un disco ottico alterato nella sua normale anatomia (riscontrabile con un esame del fundus). Un disco ottico con sospetto per glaucoma ha un bordo assottigliato e una escavazione centrale piuttosto accentuata. Nei casi più avanzati cambia anche il suo colorito abbandonando il colore roseo per essere sostituito da un bianco pallido.

soggetti con difetti del campo visivo tali da far sospettare una diagnosi di glaucoma

pazienti con alcuni difetti oculari predisponenti al glaucoma, come ad esempio la pseudoesfoliatio lentis, la sindrome da dispersione di pigmento o un angolo irido corneale di ridotte dimensioni

i miopi elevati e i diabetici

pazienti che assumono pillole o eseguano iniezioni a base di cortisonici per lunghi periodi a seguito di problemi di salute generale (es. malattie reumatiche, oncologiche, ecc.), In questo caso si consigliano controlli periodici in quanto l’utilizzo prolungato di tali farmaci potrebbe far aumentare il tono oculare (cortico responders)

Invecchiamento (o Aging) del terzo superiore del volto

Invecchiamento (o Aging) del terzo superiore del volto

 

L’aging, o invecchiamento del terzo superiore del volto è un fenomeno del tutto naturale che si verifica con l’avanzare dell’età. Con il passare degli anni le palpebre e i tessuti del volto tendono a perdere tonicità e volume e la pelle diventa lassa perdendo elasticità a seguito di un assottigliamento del collagene e dell’atrofizzazione del derma.

 

Che cos’è l’invecchiamento (o aging) del terzo superiore del volto?

Normalmente l’invecchiamento coinvolge entrambi i lati del volto, dove un’eccedenza di cute della palpebra superiore può essere associata alla protrusione di un’ernia di grasso che compare dal setto orbitario (struttura legamentosa di contenimento).

 

Quali sono le cause dell’invecchiamento (o aging) del terzo superiore del volto?

L’aging è favorito da fattori ambientali come l’esposizione al sole, oppure dal fumo. Questi fattori riducono l’efficienza dei meccanismi di riparazione dei tessuti e vanno ad accrescere il processo di invecchiamento.

 

Quali sono i sintomi dell’invecchiamento (o aging) del terzo superiore del volto?

Con l’invecchiamento le palpebre superiori hanno un aspetto cadente per via della dermatocalasi , un eccesso di pelle. Le pieghe delle palpebre diventano indefinite e possono andare a determinare una diminuzione, anche ragguardevole, del campo visivo superiore. Un processo di invecchiamento analogo si verifica anche nelle palpebre inferiori, dove la manifestazione più comune è la comparsa delle cosiddette borse.

 

Diagnosi

La diagnosi è esclusivamente clinica e serve a distinguere l’invecchiamento da forme di pseudoptosi (retrazione palpebrale controlaterale, sindrome della cavità vuota, ptosi del sopracciglio) e forme miste associate a ptosi (dermatocalasi con mutata funzione del muscolo elevatore palpebrale). Per questo sono utili i seguenti esami:

  • Esame del campo visivo. Serve per individuare la gravità della patologia, in modo da distinguere un danno esclusivamente estetico da un deficit funzionale rilevante in cui più del 40% dei settori superiori dell’occhio siano compromessi.
  • Visita ortottica
  • Imaging radiologico
  • Consulto multidisciplinare tra specialisti

 

Trattamenti

La terapia chirurgica, che può essere decisa solamente solo dopo una corretta diagnosi, prevede una blefaroplastica, che consiste nella rimozione dell’eccesso di cute, grasso e, se necessario, di parte di tessuto muscolare.

A migliorare il risultato del trattamento chirurgico può seguire una terapia medica basata sull’uso della tossina botulinica, che limita le cosiddette “zampe di gallina” ringiovanendo gli occhi, riduce le rughe glabellari (poste alla radice del naso) e quelle della fronte.

 

Prevenzione

Per prevenire l’invecchiamento del terzo superiore del volto è consigliato l’uso di creme con adeguato fattore di protezione solare e eliminare il vizio del fumo.

Ipermetropia

Ipermetropia

 

L’ipermetropia è un difetto di refrazione dell’occhio per il quale la vista degli oggetti vicini risulta sfocata rispetto a quelli lontani; nelle ipermetropie lievi è possibile vedere chiaramente gli oggetti molto distanti, ma nel caso di ipermetropie elevate anche gli oggetti lontani risulteranno sfocati. Questo è dovuto al fatto che la luce proveniente dagli oggetti, sia che essi siano vicini che lontani, non viene proiettata perfettamente sulla retina, ma su un piano posto dietro ad essa.

 

Che cos’è l’ipermetropia?

Nei giovani pazienti che soffrono di ipermetropia lieve, l’occhio riesce a controbilanciare il difetto con il meccanismo naturale dell’accomodazione (la capacità di messa a fuoco del cristallino che modifica la propria forma all’interno dell’occhio), ma in pazienti verso i 40 anni di età questa capacità inizia a diminuire. Sono quindi necessarie lenti correttive. A questa età i pazienti hanno la sensazione di un peggioramento progressivo della capacità visiva. In realtà questo difetto è congenito. L’effetto percepito è solo una diminuita capacità di compensarlo che viene meno con l’avanzare dell’età. Per questo è necessario correggere la vista con gli occhiali.

 

Quali sono le cause dell’ipermetropia?

Le cause possibili di questa patologia sono tre: la curvatura corneale non sufficiente, il cristallino mal formato o l’occhio troppo corto.

 

Quali sono i sintomi dell’ipermetropia?

L’ipermetrope ha difficoltà a mettere a fuoco oggetti vicini, necessita per questo di strizzare gli occhi per vedere chiaramente. Il cristallino, inoltre, tendendo a compensare il difetto viene sottoposto a uno affaticamento continuo del muscolo ciliare, che non risulta mai rilassato. La visione continua di oggetti distanti e oggetti vicini richiede un continuo aggiustamento del cristallino. Non è raro che questo funzionamento dia vita a sintomi quali:

bruciore;

lacrimazione dell’occhio più o meno intensa;

dopo un periodo di lettura, di scrittura, di lavoro al computer o di svolgimento dei compiti con i bambini, gli occhi sono doloranti e il soggetto lamenta mal di testa

ipersensibilità alla luce poiché i muscoli che gestiscono lo spostamento del cristallino hanno la stessa inserzione di quelli che deputati al movimento della pupilla

 

Diagnosi

Per diagnosticare l’ipermetropia è necessaria una visita oculistica, sia per i bambini che per gli adulti. Nei bambini è fondamentale l’utilizzo di gocce “cicloplegiche”, per permettere la dilatazione della pupilla e l’annullamento l’effetto compensatorio del cristallino e poter quindi misurare il difetto reale.

L’ipermetropia si misura in diottrie. Più elevato sarà il grado di ipermetropia, più elevata sarà la correzione da prescrivere, un occhiale o una lente a contatto, quindi, caratterizzate da un elevato numero di diottrie.

 

Trattamenti

L’ipermetropia può essere corretta con occhiali o lenti a contatto. L’intervento chirurgico è un’altra opzione per il trattamento dell’ipermetropia.

La chirurgia foto refrattiva utilizza il laser ad eccimeri. L’energia del laser interrompe i legami fra le molecole e produce una “evaporazione” del tessuto bersagliato senza danneggiare i tessuti circostanti.

 

I laser ad eccimeri di ultima generazione, strumenti chirurgici più all’ avanguardia presenti attualmente sul mercato mondiale, riescono ad operare ipermetropie molto più elevate rispetto a quelle che era possibile trattare in passato. Grazie al sistema di inseguimento attivo riesce a lavorare sull’asse visivo specifico del paziente in terapia, asse che è diverso in ogni individuo. L’intervento è quindi personalizzato a seconda delle caratteristiche specifiche di ogni persona raggiungendo così risultati molto superiori rispetto alla normale chirurgia standard.

L’applicazione del laser ad eccimeri può essere eseguita sia con le tecniche chirurgiche di superficie: PRK, oppure con la più avanzata PRK trans epiteliale customizzata, LASEK o EpiLASIK, sia con le tecniche chirurgiche intra stromali: LASIK.

 

Prevenzione

Visite oculistiche, essenziali nella prima infanzia cioè verso i 5 anni di età o anche prima se esiste familiarità per patologie oculari o se si notano atteggiamenti particolari nel bambino quando guarda gli oggetti o la televisione.

Lesioni epiteliali benigne

Lesioni epiteliali benigne

 

Le palpebre possono subire vari tipi di lesioni che originate nei vari strati dell’epidermide. Le forme più comuni sono: il papilloma squamoso, la cheratosi seborroica, la cheratosi attinica, il corno cutaneo, il cheratoacantoma. Queste lesioni possono essere associate o meno a neoplasie benigne. Occorre dunque una stretta osservazione dell’origine di tali lesioni e del loro sviluppo.

 

Che cosa sono le lesioni epiteliali benigne?

Il papilloma squamoso è la lesione palpebrale benigna più frequente. Può essere di due tipologie: lesione singola o lesione multipla. Entrambe queste due lesioni vanno localizzate solitamente in vicinanza del margine palpebrale.

 

La cheratosi seborroica, altrimenti nota anche come verruca senile, è un’altra lesione molto frequente. Appare come una formazione di squame singole o multiple grasse in genere peduncolate di colore scuro.

 

La cheratosi attinica, detta anche cheratosi senile o cheratosi solare, è una lesione precancerosa che raramente si sviluppa al terzo superiore del volto. Colpisce in genere individui anziani, di pelle chiara e che con un’esposizione solare indiscriminata.

 

Il corno cutaneo è un’evoluzione di altre lesioni sottostanti quali ad esempio la cheratosi, il carcinoma basocellulare, il carcinoma squamocellulare e altri tumori dell’epidermide. Si presenta come un prominenza di cheratina addensata.

 

Il cheratoacantoma si presenta come un nodulo solitario. Si sviluppa in modo rapido nelle regioni del viso più esposte alla luce. Nell’arco di alcune settimane termina il suo ciclo di sviluppo e generalmente svanisce spontaneamente in un periodo di sei mesi lasciando una cicatrice.

 

Quali sono i sintomi delle lesioni epiteliali benigne?

Le lesioni epiteliali benigne sono solitamente asintomatiche.

 

Diagnosi

Per diagnosticare le lesioni epiteliali benigne è richiesta una visita oculistica.

In caso di sospetta neoplasia maligna, il paziente è sottoposto ad imaging radiologico e successivo consulto multidisciplinare.

 

Trattamenti

Per trattare una lesione epiteliali benigna si sottopone il paziente ad intervento di rimozione chirurgica e successivo esame istologico.

 

Prevenzione

È necessario proteggere adeguatamente il volto e gli occhi dai fattori di rischio, riducendo quindi l’esposizione ai raggi solari e sottoponendosi a visite specialistiche periodiche e tempestive in caso di anomalie.

Membrana Epiretinica

Membrana Epiretinica

 

Le patologie a carico dell’interfaccia vitreo-retinica sono un gruppo di alterazioni fisiche dell’occhio che possono deteriorare gravemente la vista. Tra queste c’è la Membrana Epiretinica (anche nota come pucker maculare). Si verifica quando si ha una formazione di uno strato di cellule in grado di produrre una trazione sulla retina, provocandone il suo distacco.

 

Cos’è la membrana epiretinica?

Lo stadio iniziale della Membrana Epiretinica viene chiamato cellophane maculare a seguito dell’immagine brillante percepita durante l’esame oftalmoscopico dall’oftalmologo sul fondo dell’occhio. La prevalenza dell’ERM aumenta con l’avanzare dell’età. Si stima siano colpiti il 2% dei pazienti sotto i 60 anni e il 12% di quelli sopra i 70 anni.

 

Quali sono le cause della membrana epiretinica?

L’origine non è ancora del tutto chiara. La forma più frequentemente riscontrata non ha una causa ben definita, se non quella del normale invecchiamento dell’occhio. Questo processo di alterazione del corpo vitreo produce la proliferazione e l’accumulo di diversi tipi di cellule: cellule gliali, fibroblasti, macrofagi e cellule dell’epitelio pigmentato.

Altre cause di questa patologia possono essere:

Processi infiammatori oculari

Trombosi venose della retina

Diverse forme di maculo patie

Esiti di chirurgie oftalmiche

Esiti di laser retinico

Altre sindromi rare

 

Quali sono i sintomi della membrana epiretinica?

La Membrana Epiretinica è una patologia che può evolversi silenziosamente, senza dare sintomi.

Generalmente il paziente percepisce avvisaglie molto variabili come:

Alterazione del punto di messa a fuoco (metamorfopsia)

Visione doppia monoculare

Micropsia, condizione neurologica in cui gli oggetti appaiono più piccoli di quanto non lo siano in realtà.

Macropsia, condizione neurologica in cui gli oggetti appaiono più grandi di quanto non lo siano in realtà.

Diversi gradi di diminuzione dell’acuità visiva.

 

Diagnosi

Per formulare una diagnosi accurata si sottopone il paziente a visita oculistica e tomografia a coerenza ottica (OCT).

La tomografia consente di stabilire il livello di trazione a carico della retina.

 

Trattamenti

L’urgenza di intervenire chirurgicamente dipende dallo stadio di avanzamento del danno oculare. L’intervento standard in questi casi è la vitreoctomia che prevede il peeling della membrana limitante interna con l’uso di una sostanza tamponante, come aria, gas o olio di silicone, che facilita la chiusura del foro.

Recentemente l’Ocriplasmina (JETREA) ha dimostrato la sua efficacia nella terapia di sindrome di trazione vitreo-maculare. Essa consiste in un’iniezione di questo enzima nella cavità vitrea.

 

Prevenzione

Con la griglia di Amsler, un test di autovalutazione attuato direttamente dal paziente, la percezione alterata delle immagini o la comparsa di metamorfopsie può essere agevolmente individuabile.

Nel caso in cui il paziente vedesse le righe ondulate, è importante che si rivolga all’oculista specialista in patologie retiniche.

Miopia

Myopia

 

Myopia is the most common defect of vision, affects 30% of the European population, and constitutes the most frequent eye disorders. In the myopic subject the view from afar is reduced by making distant objects appear blurry. This happens as a result of a defect of the eye refraction, which makes it difficult to focus. The light rays from distant objects are to fall on a place before the retinal plane, generating a blur retinal.

 

What is myopia?

In some patients myopia you can do as an accompaniment to other retinal disorders resulting in visual impairment. In case of alterations of the central retina, or glasses or contact lenses will be sufficient to recover a clear view and view pictures not blurry.

 

In these cases even a refractive surgery to reduce myopia can reacquire the tenths, but at least allows to obtain greater visual acuity without the need for lenses or by employing a reduced diopter lenses, less thick and more aesthetically pleasing. The diopter is the value that expresses the ability of essential lens for a myopic eye to see well.

In cases of progressive myopia, due to a gradual elongation of the bulb, the surgery goes to correct the refractive defect present at the time of surgery, but is not able to eliminate the tendency to an increase of the length of the eyeball can not therefore prevent a subsequent worsening of myopia.

Visual acuity indicates the visual performance achievable by each eye. It is measured in tenths by reading the patient numbers and places varying size letters on specially designed boards. The smaller are the recognized symbols the greater the visual acuity.

The maximum value of the visual acuity of an eye in perfect health is ten tenths of millimeters (10/10).

 

What are the causes of myopia?

The main causes of myopia can be:

unusually long eyeball;

greater curvature than the norm of the cornea or the lens;

refractive power of the excessive lens (index myopia).

 

What are the symptoms of myopia?

The person suffering from myopia to see in sharp, needs consistently in all the activities carried out during the day, including driving, eyeglasses or corrective lenses that allow you to properly correct the incoming light rays into the eye in so as to form clear images on the retina.

The symptoms of myopia may include:

blurry vision in observing distant objects

The need to frequently squint to get a clear view

Eyestrain resulting in headaches

 

Diagnosis

To diagnose myopia requires an eye examination with measurement of visual acuity:

Myopia diagnosis is made by the ophthalmologist during eye examination. The specialist measuring visual acuity and accurately determines the diopter of the visual defect, also with the aid of cicloplegiche drops, which produce the dilation of the pupil and a difficulty in focusing.

After the eye examination is determined the level of myopia expressed in diopters. Simplistically, the diopter power of the lens to match needed to see clearly the sull’ottotipo symbols, the board used ophthalmologist

 

treatments

You can correct myopia with glasses or contact lenses or you Piò required surgical intervention.

The photo refractive surgery recurring use of the excimer laser. The laser energy breaks the bonds between the molecules and produces an “evaporation” of the targeted tissue without damaging the surrounding tissues.

Other surface surgery techniques include:

PRK, a variant and trans-epithelial PRK customized, one of the most modern technology currently available

LASEK

EpiLASIK

Techniques intrastromal surgery (LASIK)

 

The refractive “customized” surgery is essential in the presence of high-order irregularities and allows a greater improvement of the retinal image quality obtained after the intervention elevating further the obtained visual quality.

 

Prevention

They are recommended visits to control eye from the age of 4-5 years and if you have family history of eye disease even before this age.

Orbitopatia tiroidea

Orbitopatia tiroidea

 

L’orbitopatia tiroidea è una patologia caratterizzata da una serie di sintomi e segni strettamente collegati ad un disturbo della funzionalità tiroidee, nello specifico l’ipertiroidismo del morbo di Graves-Basedow.

 

Che cos’è l’orbitopatia tiroidea?

Le donne sono maggiormente colpite dall’orbitopatia tiroidea. Esse sviluppano più spesso rispetto agli uomini il processo infiammatorio autoimmune che provoca il rigonfiamento e la fibrosi dei tessuti molli dell’orbita. La severità della malattia è variabile e viene catalogata secondo le linee guida dell’EUGOGO (European Group on Graves Orbitopathy), mentre con l’utilizzo del CAS (Clinacal Activity Score) si fissano il grado di attività della patologia e le modalità terapeutiche.

 

Quali sono le cause dell’orbitopatia tiroidea?

A provocare la malattia è un processo autoimmune ad oggi non ancora completamente conosciuto, se non che la sua origine è nella tiroide.

 

Quali sono i sintomi dell’orbitopatia tiroidea?

Sintomi dell’orbitopatia tiroidea sono eritemi, il rigonfiamento e la retrazione palpebrale, rossore e bruciore oculare, occhio sporgente, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, rarità dell’ammiccamento. A volte l’orbitopatia tiroidea è associata a difficoltà e dolore nei movimenti dell’occhio, soprattutto rivolgendo lo sguardo verso l’alto. Altri sintomi da prendere in considerazione sono visione doppia, alterazione nella visione dei colori e diminuzione dell’acuità visiva nei casi di neuropatia ottica da compressione.

 

Diagnosi

La diagnosi è clinica, seguita da esami di laboratorio e radiologici e prevede:

Cv in caso si sospetti la compressione del nervo ottico

Visita ortottica per lo studio delle modificazioni della motilità oculare

Imaginig radiologico: TAC cranio/orbite e RMN (valutazione rapporto plesso/muscolo)

Consulto multidisciplinare con specialisti endocrinologi e otorinolaringoiatri

 

Trattamenti

La terapia iniziale indispensabile è il trattamento della patologia alla tiroide.

In fase attiva della malattia sono utilizzati:

Steroidi, anche in accostamento alla radioterapia, per il loro effetto antinfiammatorio e immunosoppressivo;

Altri farmaci immunosoppressivi.

 

In fase non attiva della malattia, è consigliata una terapia chirurgica con:

  • Decompressione orbitaria, adatta soprattutto nelle forme più severe che potrebbero pregiudicare irreversibilmente la vista e se c’è compressione del nervo ottico. La decompressione permette di accrescere lo spazio della cavità orbitaria.
  • Chirurgia muscolare per migliorare il possibile strabismo che sdoppia le immagini.
  • Chirurgia palpebrale per diminuire la retrazione della palpebra.

 

Prevenzione

Terapia della patologia tiroidea

Astensione dal fumo

Orzaiolo

Orzaiolo

 

L’orzaiolo è causato dalla degenerazione con formazione di pus (necrosi suppurativa) delle ghiandole associate ad un follicolo pilifero ciliare.

 

Che cos’è l’orzaiolo?

L’orzaiolo si presenta come una formazione purulenta individuata alla radice di un ciglio. Se è coinvolta una ghiandola di Zeiss (cioè un tipo di ghiandola atta a produrre grasso associato alle ciglia) l’orzaiolo si forma sul bordo esterno della palpebra. Se, invece, è coinvolta una ghiandola del Meibomio (cioè un tipo di ghiandola che produce la componente lipidica delle lacrime) l’orzaiolo si forma sul bordo interno della palpebra.

 

Quali sono le cause dell’orzaiolo?

In generale l’orzaiolo è causato da infezioni batteriche della famiglia degli stafilococchi. Frequentemente si presenta come una complicazione di una blefarite stafilococcica.

 

Quali sono i sintomi dell’orzaiolo?

I sintomi caratteristici dell’orzaiolo sono il dolore della palpebra, l’infiammazione e il rigonfiamento del bordo palpebrale.

 

Diagnosi

La diagnosi dell’orzaiolo si basa unicamente su una visita oculistica. Il medico deve necessariamente andare ad escludere la presenza di un calazio o di una cisti del bordo palpebrale.

 

Trattamenti

La terapia medica dell’orzaiolo consiste nella somministrazione di colliri antibiotici, dopo accurata pulizia del bordo oculare con prodotti specifici. Attualmente è preferito l’utilizzo di un antibiotico macrolide.

Per evitare la propagazione dell’infezione alle zone circostanti, l’orzaiolo non deve essere schiacciato o bucato con aghi per farne fuoriuscire il pus.

Se persiste deve essere trattato come un calazio (con asportazione).

 

Prevenzione

La migliore strategia per prevenirne la comparsa è toccarsi gli occhi solo con mani pulite e curare l’igiene degli occhi, trattando adeguatamente la blefarite.

Ostruzione delle vie lacrimali

Ostruzione delle vie lacrimali

 

La patologia più comune a carico delle vie lacrimali è l’ostruzione. Può essere di forma congenita o acquisita col passare del tempo. L’infiammazione dei canali lacrimali può dar vita a una stenosi (un restringimento) della mucosa che li riveste, impedendo il naturale deflusso delle lacrime, provocando una lacrimazione costante o un’infezione delle vie lacrimali causata dal ristagno del liquido.

 

Che cos’è l’ostruzione delle vie lacrimali?

L’ostruzione congenita delle vie lacrimali si ha nei casi di riduzione del lume della valvola di Hasner o nei casi più gravi dall’atresia del canale lacrimale.

 

L’ostruzione acquisita delle vie lacrimali è la più frequente: si verifica a seguito di malattie infiammatorie croniche che interessano i dotti lacrimali. Questa patologia è spesso associata e subordinata da patologie del massiccio facciale, ad esempio deviazione del setto nasale o traumi facciali spesso legati a tumori che hanno interessato il volto.

 

Quali sono le cause dell’ostruzione delle vie lacrimali?

Le cause dell’ostruzione delle vie lacrimali possono essere:

Infezioni, acute o croniche

Traumi

Malformazioni

Tumori

 

Quali sono i sintomi dell’ostruzione delle vie lacrimali?

I sintomi di un’ostruzione delle vie lacrimali si differenziano a seconda dell’impedimento al deflusso delle lacrime e sono:

Epifora, cioè la fuoriuscita più o meno abbondante delle lacrime con conseguente lacrimazione dell’occhio

Congiuntivite ricorrente

Dacriocistite (infezione a carico delle vie lacrimali)

Dilatazione del sacco lacrimale acuta con ascesso facciale (dacriocistite) o cronica (dacriocistocele)

 

Diagnosi

L’iter per una corretta diagnosi dell’epifora prevede di sottoporre il paziente ad una topografia corneale. Questo esame serve per studiare la morfologia della superficie oculare

Lavaggio o analisi delle vie lacrimali

 

La Dacrio-tac con riproduzione 3D del massiccio facciale, in alternativa all’endoscopia delle vie lacrimali, esame invasivo che costringerebbe il paziente a sottoporsi ad anestesia locale e conseguente intervento chirurgico.

Se necessario dacrio-RMN (esame dinamico)

Consulto multidisciplinare (otorinolaringoiatra, oncologo, radioterapista, anatomopatologo)

 

(La dacriocistorinografia non è più utilizzata, in quanto espone il paziente a molte radiazioni, con il risultato di ottenere soltanto una visione della via lacrimale senza fornire informazioni relative al contesto del massiccio facciale nel quale la via decorre.)

Nei bambini, la stenosi della via lacrimale congenita deve essere trattata in tenera età, sottoponendoli ad esame delle vie lacrimali intorno all’ottavo mese di vita.

 

Trattamenti

I restringimenti a carico del puntino lacrimale e del canalicolo (stenosi alte) delle vie lacrimali vengono trattati mediante disostruzione e, se nel caso fosse necessario, con l’utilizzo di stent o tutori.

 

L’intervento chirurgico di DCR (dacriocistorinostomia) rappresenta l’unica alternativa terapeutica risolutiva di questa patologia nel caso gli esami diagnostici confermassero l’origine del fenomeno dalla via organica ossea o da parti molli

L’intervento di DCR endoscopica endonasale consente, laddove necessario, di trattare, senza lasciare cicatrici di alcun tipi sul volto, anche eventuali patologie rinosinusali concomitanti.

 

Prevenzione

Sin dall’infanzia è di assoluta necessità tener sempre pulite le fosse nasali con lavaggi accurati utilizzando una soluzione fisiologica.

Nei pazienti che alla nascita presentano stenosi della via lacrimale con secrezione purulenta ricorrente è necessario eseguire spremiture del sacco lacrimale, usare colliri antibiotici prescritti dal medico specialista lavando e disinfettando le fosse nasali con frequenza quotidiana.