Tumori ginecologici

Tumori ginecologici

 

Con il termine medico tumori ginecologici si intendono tutte quelle neoplasie che affliggono soprattutto il sesso femminile e colpiscono la zona relativa all’utero (endometrio e cervice uterina) e le ovaie. Il tumore della cervice uterina – la parte inferiore dell’utero – è molto diffuso e rappresenta nel mondo la prima causa di morte per tumore ginecologico. Il tumore a carico dell’utero più frequente è quello dell’endometrio, comune soprattutto in post menopausa. Il tumore delle ovaie può essere di tipo maligno o benigno e coinvolge quei piccoli organi, collocati a destra e a sinistra dell’utero, deputati alla produzione degli ormoni sessuali femminili e degli ovociti.

 

Quali sono le cause dei tumori ginecologici?

Il tumore della cervice uterina è dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule che si trasformano in cellule maligne. L’infezione da Papilloma Virus (HPV) è uno dei maggiori fattori di rischio da tenere in considerazione perchè insieme ad tipologie di infezione del tratto genitale rientra proprio tra le cause scatenanti del tumore della cervice uterina.

 

Le cause del tumore dell’endometrio non sono ancora note del tutto, tra i fattori predisponenti la predominanza estrogenica (elevati livelli di estrogeni senza o con bassi livelli di progesterone); una condizione comune per esempio nei casi di obesità, diabete, menopausa tardiva.

Il tumore dell’ovaio ha invece forte familiarità, altri fattori di rischio sono: sterilità, trattamento ormonale per l’infertilità, policistosi ovarica ed endometriosi e obesità.

 

Quali sono i sintomi dei tumori ginecologici?

Il tumore della cervice uterina è soventemente – soprattutto nelle prime fasi – asintomatico. Eppure i segnali sintomatici non sono poi così chiari: sanguinamenti vaginali (al di fuori del ciclo), inusuali perdite vaginali, dolore a livello pelvico e durante i rapporti sessuali.

 

Anomali perdite di sangue vaginale (al di fuori del ciclo o in menopausa) sono il sintomo tipico anche del tumore dell’endometrio.

Anche il tumore delle ovaie non ha sintomi specifici, facilmente confondibili con disturbi a livello di digestione o dolori addominali di altra natura.

 

Come prevenire i tumori ginecologici?

Proteggersi dall’Infezione da HPV e dalle altre infezioni del tratto genitale può essere di aiuto nella prevenzione del tumore della cervice uterina, anche se l’uso del preservativo non esclude del tutto la trasmissione del virus.

 

Per saperne di più

Tumori della cervice uterina

Tumore dell’ovaio

Tumore dell’utero

Vaginite

Vaginite

 

La vaginite è un disturbo medico che consisten in un’infezione più o meno grave della vagina che si manifesta con specifiche secrezioni dal colore bianco o giallastro, anche dal cattivo odore, e comporta in taluni casi anche fastidiose sensazioni di prurito e bruciore. I cambiamenti del ph vaginale influiscono notevolmente sul suo manifestarsi, in quanto essi limitano sensibilmente la regolarità fisiologica dei batteri normalmente presenti, in vagina, favorendo l’ingresso di germi patogeni. La vaginite può essere causata da batteri (Gardnerella), funghi (Candida) e protozoi (Trichomonas), ma può anche essere provocata da alterazioni ormonali (come la riduzione dei livelli di estrogeni del periodo post-menopausale).

 

Che cos’è la vaginite?

Esistono diversi tipi di vaginite. Le cause più comuni sono:

batteri

funghi

parassiti

utilizzo di prodotti irritanti

alterazioni ormonali

 

Quali sono le cause della vaginite?

Alla base della vaginite possono esserci diverse cause. Si possono quindi distinguere:

La vaginite batterica: generalmente i batteri “buoni” presenti nella vagina sono più numerosi dei batteri “cattivi”. Può capitare che, però, i batteri “cattivi” aumentino eccessivamente di numero sconvolgendo l’equilibrio della flora batterica vaginale, e causando la vaginite batterica.

La vaginite da funghi: si verifica quando l’equilibrio vaginale subisce dei cambiamenti (per esempio dopo una terapia antibiotica) che permettono a specifici funghi – di solito la candida albicans – di attecchire.

La vaginite da parassiti: è causata tipicamente da un protozoo chiamato Trichomonas vaginalis. È una delle più comuni infezioni sessuali: il microrganismo di solito infetta il tratto urinario negli uomini in modo asintomatico e viene poi trasmesso alla donna attraverso il rapporto sessuale.

La vaginite non infettiva: diversi prodotti – detergenti intimi, detersivi per lavatrice, assorbenti, tamponi interni, spray vaginali, lavande, prodotti spermicidi – possono irritare i tessuti della vagina.

Si definisce infine “vaginite atrofica” l’infiammazione della vagina causata da alterazioni ormonali (disturbo piuttosto frequente dopo la menopausa).

La vaginite attinica: è l’infiammazione della vagina creata da terapie radianti, effettuate nella cura di alcuni tumori.

 

Quali sono i sintomi della vaginite?

I sintomi della vaginite possono includere:

cambiamento di colore, odore e/o quantità di secrezioni vaginali

prurito e/o bruciore

dolori o irritazione durante i rapporti sessuali

minzione dolorosa

leggeri sanguinamenti

 

Determinati sintomi possono aiutare a distinguere il tipo di vaginite:

  • nel caso della vaginite batterica il primo segnale di presenza di tale disturbo è costituito da tutte quelle perdite dal cattivo odore e dal colore bianco-grigiastro. L’odore può essere simile a quello del pesce e può risultare più forte dopo il ciclo mestruale o in seguito a un rapporto sessuale;
  • nella vaginite da funghi il sintomo principale è il prurito vulvo/vaginale, accompagnato da secrezioni bianche e consistenti (simili alla ricotta);
  • nella vaginite da tricomoniasi il sintomo principale è dato da secrezioni che possono andare dal giallognolo al verdastro, e possono essere schiumose. Si accompagna in genere a bruciori vulvo-vaginali.

 

Come prevenire la vaginite?

La prevenzione della vaginite è fondamentale e si attua tramire alcuni utili e sani gesti o abitudine da proporre nella propria routine quotidiana.

Evitare le irrigazioni vaginali se non necessarie: la vagina richiede una normale pulizia, alla pari delle altre parti del corpo. Sottoporre la vagina a lavaggi troppo intensi – come le irrigazioni vaginali – può sconvolgere l’equilibrio dei batteri in essa normalmente presenti e aumentare il rischio d’infezioni.

Dopo aver fatto uso della toilette, è buona regola pulirsi dal davanti verso il dietro, e non il contrario: in questo modo si evita la diffusione di batteri fecali alla vagina.

Nel lavarsi, preferire la doccia al bagno: sciacquare bene il detergente utilizzato e asciugare bene per evitare il ristagno di umidità. Non usare saponi troppo aggressivi.

Utilizzare il preservativo durante i rapporti sessuali aiuta a evitare le vaginiti che si trasmettono sessualmente.

 

Diagnosi

A volte è la stessa sintomatologia riferita dalla paziente a permettere la diagnosi da parte dello specialista. Ovviamente è molto utile l’esame specialistico ginecologico. Se necessario, durante l’esame, lo specialista potrà prelevare un campione di secrezioni da far analizzare in laboratorio per confermare il tipo di vaginite.

 

Trattamenti

Considerata la molteplicità di cause della vaginite, diversi sono i trattamenti a cui è possibile sottoporre le pazienti.

Nel caso della vaginite batterica, potrà essere prescritto un trattamento a base di antibiotici da assumere per bocca o da applicare localmente (sotto forma di crema, ovuli o gel). La terapia dura in genere 5-7 giorni.

La vaginite da funghi viene in genere trattata con farmaci antimicotici. La somministrazione può essere effettuata per via orale o locale (creme, ovuli, tavolette o capsule vaginali).

 

Contro la vaginite da tricomoniasi viene in genere prescritto l’uso di antibiotici per via orale, ma esistono anche trattamenti specifici topici.

La vaginite atrofica può essere trattata efficacemente mediante l’utilizzo di estrogeni sotto varie forme (compresse, gel, creme, cerotti). L’utilizzo degli estrogeni deve sempre essere valutato dallo specialista ed evitato in presenza di controindicazioni. Laddove non è possibile prescrivere terapie ormonali, ci si limiterà all’utilizzo di prodotti emollienti e lubrificanti. Questi stessi prodotti, sono quelli utilizzati per lo più anche nella vaginite da raggi.

Per trattare la vaginite non infettiva è necessario individuare – e rimuovere – la fonte di irritazione.

 

Acne cistica

Acne cistica

 

L’acne cistica è un particolare disturbo dalle caratteristiche cronico-infiammatorie localizzabili nel follicolo pilifero e delle ghiandole sebacee e si presenta con comedoni (punti neri chiusi e aperti), papule (elementi infiammati) e pustole (brufoli col puntino bianco o giallo).

Il comedone è un accumulo squamoso che si presenta come tappo allo sbocco dei follicoli, le papule e le pustole si formano invece a causa della crescita affrettata dei batteri della pelle all’interno dei follicoli.

 

Che cos’è l’acne cistica?

L’acne cistica è la forma più grave di acne e compare nel periodo della pubertà o tra i 20 e i 30 anni e si caratterizza per i noduli e le cisti di diversa grandezza sulle zone di viso e tronco. A soffrirne possono essere sia donne che uomini.

 

Da cosa è originata l’acne cistica?

Attualmente non sono ancora note le cause scatenanti dell’acne cistica, la comunità medica ritiene comunque che questa forma acuta possa essere connessa all’eccessiva attivazione delle ghiandole sebacee per stimolo neuroendocrino. I noduli si formano a partire dall’accumulo di secrezioni in profondità. Le cisti sono grumi pieni di pus sotto la superficie della pelle, sono dolorose e possono causare cicatrici, soprattutto se viene trattata in modo opportuno.

 

Quali sono i sintomi dell’acne cistica?

I sintomi dell’acne cistica sono la presenza dei noduli e cisti, infiammazione e dolore.

 

Come prevenire l’acne cistica?

I soggetti affetti da questo tipo di acne dovrebbero seguire i consigli di seguito per trattare il disturbo:

  • Detergere con regolarità, ma non troppo frequentemente, la pelle con prodotti delicati e non schiumogeni. Per detergere la pelle da cellule morte e dal sebo in eccesso senza irritarla sono sufficienti due pulizie al giorno.
  • Non utilizzare cosmetici in crema perché favoriscono l’acne e utilizzare i trucchi minerali.
  • Struccarsi con detergente non schiumogeno prima di andare a dormire ogni sera per far respirare la pelle.
  • Non sfregare la pelle con tessuti che possano peggiorano l’acne quali tessuti di cotone, colli aperti, niente sciarpe.

 

Durante il periodo estivo la pelle va protetta dall’esposizione solare con foto riflettenti minerali e non con creme solari.

 

Diagnosi

La diagnosi è fatta attraverso esame obiettivo che evidenzia la presenza di noduli e cisti.

 

Trattamenti

Il farmaco più efficace è l’Isotretinoina, un derivato della vitamina A, in grado di far regredire l’acne cistica in quattro/sei mesi di trattamento nella quasi totalità dei casi. Purtroppo questo farmaco, assunto a lungo termine, produce differenti tipi di tossicità e pertanto va usato, sotto controllo dermatologico, solo in casi selezionati.

Nel caso in cui non si possa o voglia prendere l’Isotretinoina si impiega il Micropeeling e la Terapia Fotodinamica: questa metodica produce la guarigione dell’acne cistica in tempi più lunghi ma ha il vantaggio di non assumere farmaci e non avere tossicità.

Acne

Acne

 

L’acne consiste in un’infiammazione dei follicoli pilosebacei e si presenta in linea di massima con i brufoli, i quali prima si formano inizialmente come comedoni (i punti neri) per poi dare avita a papule o pustole (brufoli) o anche ai più gravi noduli e cisti. L’acne si presenta principalmente nelle zone di viso, collo, torace e dorso. Anche se non si tratta di una patologia grave, l’acne nella sua forma più intensa induce anche a cicatrici inestetiche e permanenti che possono anche influenzare negativamente la psiche.

 

Che cos’è l’acne?

L’acne può essere di tipo giovanile o tardiva, cioè un disturbo che compare in età post adolescenziale o dell’adulto.

La prima compare insieme allo sviluppo sessuale e solitamente tende a scomparire alla fine di questo periodo o perdurare nell’adulto.

L’acne tarda o tardiva compare nell’adulto anche senza aver sofferto di acne giovanile.

Dal punto di vista clinico, si parla di acne comedonica, cistica, conglobata ecc., in base alla prevalenza di comedoni, cisti ecc.

 

Quali sono le cause dell’acne?

La comparsa degli ormoni nel periodo dell’adolescenza causa l’aumento di volume delle ghiandole sebacee e l’inizio della produzione del sebo. Il sebo è una secrezione oleosa, che serve a proteggere la cute dalle infezioni. In alcuni soggetti maggiormente predisposti, il sebo svolge un’azione irritante e induce la formazione del comedone o punto nero.

Il comedone è come un tappo, che impedisce lo scorrimento del sebo dalla ghiandola alla superficie della cute. I grassi che compongono il sebo, ristagnando, si degradano e diventano irritanti. Si sviluppano in eccesso i batteri. Infine, può avvenire una distruzione del follicolo con la formazione della relativa cicatrice.

La causa più importante dell’insorgenza dell’acne è la familiarità, cioè una predisposizione specifica a sviluppare questo disturbo. Intervengono poi fattori esterni come l’igiene, l’inquinamento ambientale, i disordini di alimentazione e, soprattutto, lo stress. Lo stress può far peggiorare l’acne ed il peggioramento dell’acne può provocare stress: si crea così un circolo vizioso.

Al contrario di quanto pensano la maggior parte degli utenti, alimenti molto grassi quali cioccolato, insaccati, formaggi, non creano l’acne. Tuttavia, un’alimentazione troppo calorica, soprattutto negli adolescenti, può far peggiorare un’acne già in atto, oltre a far aumentare il peso.

Un altro comportamento che si vede spesso ed è basato su un concetto sbagliato: il paziente con acne cerca di lavarsi con frequenza, spesso con molto sapone, nel tentativo di “asciugare” la cute seborroica e acneica; purtroppo, facendo questo aumenta la secrezione di sebo e l’irritazione, quindi peggiora l’acne. Quando si ha l’acne occorre lavarsi poco, non strofinare ed utilizzare poco sapone. Nei casi con molta infiammazione, poi, il sapone va sostituito con una crema da lavaggio.

Infine, lo schiacciamento dei punti neri o dei foruncoli provoca una diffusione dell’infiammazione, quindi aumenta la possibilità di formazione di cicatrici. Anche la pulizia del volto dall’estetista, che tenta di togliere i punti neri, è da evitare per gli stessi motivi.

 

Quali sono i sintomi dell’acne?

La comparsa di comedoni o punti neri, di foruncoli, di cisti e di noduli su viso, collo, petto e schiena. Normalmente, non si tratta di una patologia grave ma, nei casi più seri, per evitare la comparsa di cicatrici e segni permanenti, è bene rivolgersi ad uno specialista di dermatologia.

 

Diagnosi

La diagnosi è di tipo clinico ed al dermatologo spetta individuare le concause e indagare sui comportamenti sbagliati, al fine poi di consigliare il trattamento più adatto alle esigenze del singolo paziente.

 

Trattamenti

Un tempo si pensava che l’acne fosse una malattia causata di batteri presenti nel follicolo (teoria batterica), capaci di produrre acidi grassi dotati di attività infiammatoria. In realtà, studi più recenti hanno dimostrato che i batteri svolgono un ruolo secondario nell’acne e quindi il trattamento con antibiotici non è più indicato. Inoltre, gli antibiotici che si usavano per l’acne erano spesso poco tollerati dal fegato e reagivano con la luce del sole (fototossicità). La cura moderna dell’acne non prevede l’uso di antibiotici, nemmeno per applicazione locale.

Alle ragazze o alle donne che hanno l’acne viene spesso prescritta la pillola contraccettiva semplice, o con aggiunta di antiandrogeni. Questo comportamento terapeutico deriva dalla falsa premessa che l’acne sia causata da una disfunzione degli ormoni sessuali. In realtà, le adolescenti o le donne con acne non hanno affatto disfunzioni ormonali. L’impiego della pillola contraccettiva per la cura dell’acne, oltre a non produrre un significativo miglioramento, espone ai rischi dell’uso di estrogeni e antiandrogeni, fra i quali vi sono aumento di peso, comparsa di cellulite, ipertensione, alterazioni del fegato, pericolo di trombosi. Per questi motivi, non si dovrebbe usare la pillola anticoncezionale nella cura dell’acne femminile.

Viene definita come pillola anti-acne una pillola a base di acido retinoico, un derivato della Vitamina A, che agisce impedendo la formazione dei comedoni e delle cisti che sono alla base dello sviluppo dell’acne. L’acido retinoico è quindi un trattamento specifico ed efficace, che ha tuttavia molti effetti collaterali. Tra i più comuni: secchezza cutanea e degli occhi, mal di testa, aumento del colesterolo, calcificazioni e depressione psichica.

Inoltre, questo farmaco, in caso di gravidanza, può indurre gravi malformazioni fetali. Per questo, l’impiego di acido retinoico per via orale è circoscritto ad alcuni casi particolari. L’acido retinoico funziona anche se applicato direttamente sulla cute acneica, evitando così i problemi di tossicità del farmaco assunto per bocca. Tuttavia, data la sua potente attività, si applica, di solito, una sola volta alla settimana e va integrato con il micropeeling.

Il micropeeling consiste nel frizionare le zone interessate dall’acne con la lozione glicoalcolica composta da acido glicoloco e acido salicilico a bassa concentrazione. Questa lozione disinfetta e aumenta l’azione desquamante, liberando i follicoli dai comedoni e quindi, nel tempo, spegnendo l’acne. Poiché la tecnica del micropeeling non comporta l’uso di farmaci, il trattamento può essere fatto da tutti e protratto anche per anni, cioè fino a che l’acne non regredisce spontaneamente. In accoppata con il micropeeling, nei casi più seri, funziona bene la terapia fotodinamica, una moderna forma di trattamento mediante la luce, utile per ridurre l’infiammazione (nelle forme maggiormente infiammate) e permettere di continuare con il micro peeling.

 

Prevenzione

Se si è predisposti all’Acne occorre:

Evitare di applicare creme sul volto, comprese quelle solari.

Non utilizzare trucchi in crema come i fondotinta, ma trucchi minerali.

Struccarsi con creme da lavaggio e non con latte detergente

Evitare di schiacciare i punti neri ed evitare la pulizia del volto

Evitare le forti esposizioni al sole,e le lampade UV

Una volta che l’acne è scomparsa, è possibile continuare un trattamento micro peeling discontinuato per evitare che si formino nuovamente i foruncoli.

Dermatite allergica da contatto

Dermatite allergica da contatto

 

La dermatite allergica da contatto è una reazione allergica della pelle causata dal contatto con sostanze allergeni, ossia sostanze che possono stimolare la risposta immunologica del corpo umano. Il contatto della cute con gli allergeni dà vita ad una reazione infiammatoria, pruriginosa a cui possono associarsi fenomeni di vescicole, si tratta di una reazione nota anche come Eczema.

 

Che cos’è la dermatite allergica da contatto?

La dermatite da contatto allergica è una reazione della pelle ad allergeni chimici o naturali. Consiste in un’infiammazione improvvisa della cute che diventa rossa e pruriginosa.

 

Dopo la prima fase possono presentarsi vescicole piene di siero, se le vescicole con il grattamento vengono rotte il siero si rapprende sulla pelle in forma di crostosità appiccicosa. Il grattamento dovuto al prurito intenso può provocare l’infezione della pelle.

 

Quali sono le cause della dermatite allergica da contatto?

La dermatite da contatto allergica può trovare origine nel contatto con allergeni chimici o ambientali.

Tra i primi si annoverano alcuni metalli, i coloranti, le resine i preservanti e tra i secondi gli olii e le essenze delle piante e fiori.

 

Quali sono i sintomi della dermatite allergica da contatto?

In linea di massima la dermatite da contatto allergica è una manifestazione cutanea improvvisa caratterizzata da chiazze rosse, vescicole, desquamazione, abrasioni e croste. L’eruzione cutanea provoca quindi prurito o sensazione di calore localizzato e più o meno intenso, spingendo così il soggetto che ne è affetto a grattarsi con insistenza.

 

Esistono trattamenti per la dermatite allergica da contatto?

L’unica prevenzione contro la dermatite allergica consiste nell’evitare il contatto con gli allergeni, quando individuati.

I trattamenti generici per contrastare la dermatite da contatto sono identificabili nei consigli di evitare bagni e lavaggi troppo frequenti, perché la pulizia eccessiva e l’uso di saponi più o meno aggressivi finisce per impoverire la pelle degli strati esterni che la proteggono.

È bene anche evitare che la pelle sia secca, cercando di idratarla con creme delicate e non profumate.

Non fare uso di deodoranti spray e profumi. È bene asciugare la pelle delicatamente, tamponando l’umidità in eccesso, piuttosto che sfregandola.

 

Diagnosi

Il dermatologo effettua la diagnosi grazie al test allergologico, detto test del cerotto o patch test, attraverso il quale si possono identificare le sostanze che l’hanno provocata applicando sulla cute tracce di allergeni purificati per identificare l’origine della reazione.

 

Trattamenti

Il trattamento della dermatite da contatto allergica dipende dall’identificazione dell’agente che l’ha provocata e dalla possibilità di allontanarla della pelle.

L’eczema può essere mitigato applicando crema a base di cortisone.

Dermatite atopica

Dermatite atopica

 

La Dermatite Atopica (DA è più comunemente nota come eczema costituzionale, e consiste in una vera e propria infiammazione della pelle specificatamente originata da formazioni improvvise di cute secca e pruriginosa e di chiazze rosse con vescicole. In alcuni soggetti si associa ad asma o a rinite allergica. Può interessare la fascia infantile o quella dell’adulto. La DA può presentarsi in vari punti del corpo umano e colpisce soggetti che presentano già pelle secca e iperattiva.

 

Che cos’è la dermatite atopica?

La DA consiste in un’infiammazione senza preavviso della pelle e dà origine ad un prurito anche molto fastidioso e ad arrossamenti localizzati decisamente visibili. In linea generale è un disturbo che colpisce mani, piedi, piega interna del gomito e quella posteriore delle ginocchia, polsi, caviglie, viso, collo, torace. È frequente anche la manifestazione intorno agli occhi.

 

Nella sua forma infantile si manifesta nei primi mesi o anni di vita del bambino, generalmente in maniera improvvisa. La comparsa improvvisa della DA è un tratto comune anche nella popolazione adulta. In alcuni casi, quando la dermatite atopica si cronicizza o si è costretti a grattarsi spesso, la pelle può ispessirsi, dando vita a una formazione di pelle dura ispessita e molto pruriginosa.

 

Da cosa è causata la dermatite atopica?

Le cause della DA non sono note. Si ritiene che ci sia una componente ereditaria che induce a una reattività infiammatoria spiccata verso agenti comuni.

I soggetti affetti da DA hanno una funzione barriera della pelle difettosa per cui entrano in contatto con sostanze normalmente tenute all’esterno.

Il cambiamento di stagione e lo stress psicofisico sono tra le maggiori cause di scatenamento della DA.

 

Quali sono i sintomi della dermatite atopica?

La DA si manifesta con chiazze rosse su cute secca e pruriginosa. Le chiazze possono essere ricoprire di vescicole, abrasioni, crosticine con aspetto simile all’eczema.

Il prurito può essere più o meno intenso e tende a peggiorare durante la notte. La pelle è maggiormente sensibile e incapace di tollerare i prodotti più comuni.

 

Come prevenire la dermatite atopica?

Il consiglio è quello di non fare bagni e lavaggi in modo troppo frequente, la pulizia eccessiva e l’uso di saponi più o meno aggressivi tende infatti ad impoverire la pelle degli strati esterni che la proteggono. È bene asciugare la pelle delicatamente, tamponando l’umidità in eccesso, piuttosto che sfregandola.

Occorre evitare di applicare creme idratanti, emollienti e profumi perché non tollerate dai soggetti atopici.

Non indossare indumenti in fibra sintetica che tengono umida la pelle.

Appena possibile esporsi al sole con criterio e senza utilizzare creme solari.

Utilizzare la Crema Lenitiva al primo accenno di prurito della pelle.

 

Diagnosi

Per la diagnosi della dermatite generalmente è necessaria l’osservazione dei sintomi durante una visita dermatologica.

 

Trattamenti

La cura della dermatite varia in base al livello di gravità. Sono disponibili in commercio prodotti lenitivi di automedicazione, in grado di alleviare momentaneamente l’infiammazione e il prurito.

Nei casi più severi occorre sospendere il lavaggio per non accentuare la dermatite. In questo caso i lavaggi si effettuano a “secco” con un telo inumidito di soluzione astringente e antisettica. Di solito si usa la soluzione di Permanganato di Potassio.

Come medicazione si usano creme ad azione riducente contenenti l’Ittiolo Solfonato o il Coal Tar (catrame minerale). L’esposizione al sole estivo può essere un elemento che contribuisce, se fatta con la dovuta precauzione, alla regressione della DA.

Dermatite da contatto irritativa

Dermatite da contatto irritativa

 

La dermatite da contatto irritativa è una reazione infiammatoria della pelle dovuta al contatto con sostanze in grado di stimolare una risposta infiammatoria. In seguito al contatto della cute con determinate sostanze si sviluppa una reazione infiammatoria, pruriginosa della pelle caratterizzata dalla comparsa di vescicole.

 

In cosa consiste la dermatite da contatto irritativa?

La dermatite da contatto irritativa si presenta con una reazione della pelle a determinati stimoli chimici o naturali. Ad una prima infiammazione senza preavviso, durante cui la cute subisce arrossamenti e provoca pruriti anche forti, avviene la formazione di particolari vescicole piene di siero: se queste vengono rotte per il grattarsi del soggetto affetto dal disturbo, il siero si rapprende sulla pelle in forma di crostosità appiccicosa. Il grattamento dovuto al prurito intenso può provocare l’infezione della pelle.

 

Quali sono le cause della dermatite da contatto irritativa?

La dermatite da contatto irritativa trova origine nel contatto con sostanze chimiche o ambientali. Tra i primi si annoverano le sostanze acide, alcaline, caustiche, anche di uso comune come quelle utilizzate nelle pulizie domestiche. Anche molti vegetali rilasciano al contatto sostanze che causano improvvisa infiammazione alla pelle.

 

Quali sono i sintomi della dermatite da contatto irritativa?

Generalmente la dermatite da contatto irritativa si presenta con una manifestazione cutanea improvvisa caratterizzata da chiazze rosse, vescicole, desquamazione, erosioni e croste. L’eruzione cutanea causa una sensazione di prurito o calore/bruciore più o meno intensa, spingendo la persona a grattarsi con insistenza.

 

Esistono trattamenti preventivi della dermatite da contatto irritativa ?

L’unica prevenzione contro la dermatite allergica consiste nell’evitare il contatto con le sostante potenzialmente infiammatorie. È consigliabile indossare guanti e indumenti protettivi quando si usano prodotti chimici potenzialmente irritanti o quando si pratica giardinaggio o quando ci si addentra in radure, boschi ecc.

 

Diagnosi

In linea di massima una visita dermatologica può identificare la presenza della dermatite in corrispondenza delle aree in contatto con l’esterno; di solito si tratta di mani, collo, volto. In caso di dubbio con la dermatite da contatto allergica si eseguono i test allergologici epicutanei o patch test.

 

Trattamento

In caso di dermatite da contatto irritativa il dermatologo di solito prescrive

  • gel astringenti a base di cloruro d’alluminio
  • crema Lenitiva a base di ossido di zinco
  • creme cortisoniche per breve tempo (in casi più infiammatori)

Dermatite da Stress

Dermatite da Stress

 

La dermatite è un’infiammazione della pelle e consiste nella formazione improvvisa di chiazze rosse, di pelle secca, di prurito.

La dermatite da stress si presenta con i sintomi caratteristici della dermatite generica e in assenza di altre cause evidenti (sensibilità accertata ad allergeni, contatto con sostanze urticanti, uso di farmaci o cosmetici), avviene senza preavviso e durante un periodo di sovraffaticamento psicofisico ed emotivo.

 

Che cos’è la dermatite da stress?

La dermatite si manifesta con un’infiammazione improvvisa della cute, che può arrecare fastidi di varia entità, prurito o sensazione di bruciore. La reazione è caratterizzata da secchezza cutanea, arrossamento e desquamazione eccessiva,

Per l’azione di grattamento compaiono abrasioni o crostificazione.

Solitamente colpisce il volto, il collo, le mani, i piedi. È frequente anche nella zona delle palpebre.

L’eruzione cutanea può essere più o meno fastidiosa e causare una sensazione di prurito o calore più o meno intensa, spingendo la persona a grattarsi con insistenza. Questa situazione può comportare ferite abrasioni ed escoriazioni e un rischio indiretto di infezione.

 

Quali sono le cause della dermatite da stress?

I meccanismi che innescano la dermatite da stress non sono del tutto noti. È probabile che lo stato di sovraffaticamento psicofisico ed emotivo possa giocare un ruolo di concausa accanto ad altri fattori di base come eccesso di lavaggio, uso di cosmetici, esposizione al freddo e all’umidità.

La pelle rappresenta è infatti una vera e propria valvola di sfogo di complessi meccanismi che alla fine sono in grado di attivare gli ormoni o i mediatori dell’infiammazione.

 

Quali sono i sintomi della dermatite da stress?

I sintomi della dermatite da stress non differiscono da quelli di una dermatite da contatto. La durata del disturbo non è considerabile quale causa primaria della cosiddetta origine psicofisica della patologia. In linea di massima, hanno in comune una manifestazione cutanea improvvisa caratterizzata da rossore, desquamazione, vescicole, abrasioni e crosticine. L’eruzione cutanea pul causa re più o meno problematiche fastidiose che si accompagnano ad una sensazione di prurito o calore o bruciore più o meno intensa, spingendo la persona a grattarsi con insistenza. La dermatite è una delle cause di disfunzione del sonno e può interrompere infatti il riposo notturno.

 

Come prevenire la dermatite da stress?

La prevenzione della dermatite da stress non è possibile perché lo stress può colpirci in qualsiasi momento della vita.

 

Diagnosi

La diagnosi di dermatite da stress viene eseguita escludendo altre cause quali l’esposizione ad agenti esterni, cause endogene e alterazioni immunologiche. Spesso è sufficiente la visita del dermatologo per identificare una reazione transitoria imputabile al sovraffaticamento psicofisico, ma in alcuni casi è necessario condurre esami specifici (per escludere l’interferenza di altri fattori).

 

Trattamenti

Generalmente, la dermatite da stress scompare spontaneamente dopo un breve periodo, senza necessità di terapie specifiche. Tuttavia, in determinate circostanze, per la natura o per la durata della manifestazione, che può provocare disagio fisico o estetico alla persone, si possono utilizzare rimedi utili ad attenuare i sintomi.

Sono disponibili in commercio Creme Lenitive di automedicazione, in grado di alleviare momentaneamente l’infiammazione e il prurito.

L’esposizione al sole è in grado di ridurre il prurito.

Diminuire i lavaggi e lavarsi con detergenti non schiumogeni aiuta a diminuire i fastidi.

Eliminare, quando possibile, le fonti di stress è il trattamento più utile.

Dermatite Seborroica

Dermatite Seborroica

 

La dermatite seborroica è una patologia che si presenta come infiammazione cronica della cute ed interessa principalmente il cuoio capelluto e il volto. A volte si manifesta in modo irregolare e alternato, da qui l’accezione propria di patologia cronico-recidivante e frequentemente si manifesta in quel periodi di transito tra le varie stagioni. Esattamente come le altre forme di dermatite, anche questa consiste in un’infiammazione intensa della pelle ma, al contrario di quanto accade nei casi relativi alle altre dermatiti, quella seborroica comporta una forte desquamazione: la forfora è uno dei segni tipici della dermatite seborroica. Le casistiche più gravi, l’esfoliazione intensa può dar vita a crosticine, in altre a eritema o follicolite.

 

Che cos’è la dermatite seborroica?

La dermatite seborroica è una dermatite che presenta l’infiammazione della cute, con focus particolare nel cuoio capelluto e del volto e dalla formazione di squame degli strati superficiali dell’epidermide che si staccano e cadono (forfora), sostituiti da crosticine. Oltre che cuoio capelluto e volto, può interessare tutte le zone ricche di ghiandole sebacee tra cui la zona sternale, interscapolare, l’area genitale.

 

Quali sono le cause della dermatite seborroica?

Non esiste una causa nota della dermatite seborroica. Si considerano come cause: squilibri ormonali, che si verificano in particolare durante il passaggio da una stagione all’altra, l’uso di farmaci (ad esempio corticosteroidi), lo stress psicofisico, la predisposizione genetica.

 

Quali sono i sintomi della dermatite seborroica?

I sintomi tipici della dermatite seborroica sono la formazione e il distacco dalla cute di squame untuose, sotto forma di forfora. Questa manifestazione è accompagnata in linea di massima da fenomeni di irritazione della cute, fastidi dovuti a sensazioni prurito a volte anche acuto e secchezza della pelle.

 

Come prevenire la dermatite seborroica?

Non esistono misure specifiche per evitare la comparsa della dermatite nelle sue diverse sedi. Si raccomanda di evitare bagni e lavaggi troppo frequenti, perché la pulizia eccessiva e l’uso di saponi o shampoo aggressivi finisce per impoverire la pelle degli strati esterni che la proteggono.

Occorre anche evitare il grattamento o il distacco manuale delle squame dal momento che tutte queste specifiche abitufini o attività tendono a far nascere ulteriori forme di infiammazione da dermatite.

 

Diagnosi

Per la diagnosi della dermatite generalmente è necessaria l’osservazione dei sintomi durante una visita dermatologica.

 

Trattamenti

Il trattamento della dermatite seborroica si realizza con prodotti che riducono l’infiammazione e la desquamazione detti appunto riducenti. I riducenti più usati sono lo Zolfo nella sua forma colloidale e l’Acido Salicilico. I riducenti per la dermatite seborroica sono formulati in crema priva di idrocarburi o in lozione idroalcolica.

Dermatite

Dermatite

 

Con il termine dermatite si indica un disturbo che si presenta con pelle arrossata, irritazione, gonfiore e prurito. La dermatite è un’infiammazione della pelle originata da varie possibili cause, le più comuni delle quali sono causati da fattori irritativi o allergici e in linea di massima sono riconducibili a reazioni a fattori esterni o interni che si manifesta con eruzioni cutanee diffuse. Le dermatiti si differenziano in dermatite irritativa, allergica, eczematosa, infiammatoria, reattiva ecc.

 

Che cos’è la dermatite?

La dermatite consiste in una reazione della pelle a fattori esterni (allergeni, chimici, fisici) o interni (liberazione dei fattori dell’infiammazione ). È caratterizzata da un’infiammazione improvvisa della cute che diventa rossa e pruriginosa. Si presenta nella sua forma momentanea o persistente, a seconda delle cause, e può poi svilupparsi con complicazioni quali gonfiore, desquamazione, vescicole, bolle, erosioni e croste.

 

Le forme più comuni di dermatite sono:

  • Dermatite atopica o eczema atopico: frequente in età infantile, presenta un arrossamento e vescicole in corrispondenza delle pieghe della pelle, ad esempio nei gomiti, nelle ginocchia e nel collo, in cui l’umidità favorisce l’irritazione della pelle.

 

  • Dermatite seborroica: l’infiammazione cutanea si accompagna desquamazione intensa. Si presenta in modo più comune sul cuoio capelluto, causando la forfora, o nei neonati come crosta lattea, e sul volto.

 

  • Dermatite da contatto: causata dal contatto con sostanze urticanti (come l’ortica) o irritanti (come detersivi o altre sostanze chimiche) o il veleno di insetti, è fortemente irritativa e può dar vita a vescicole nell’area interessata.

 

Quali sono i sintomi della dermatite?

I sintomi della dermatite cambiano a seconda dell’origine. In linea generale, i sintomi sono accumunati dalla manifestazione cutanea improvvisa caratterizzata da rossore, desquamazione, vescicole, bolle, erosioni e crosticine. L’eruzione cutanea può essere di natura più o meno fastidiosa e dare origine ad una sensazione di prurito o calore più o meno intensa, spingendo la persona a grattarsi con energia, non comporta comunque lacerazioni e ferite o rischi indiretto di infezione.

 

Come si può prevenire la dermatite?

Non esistono misure specifiche per evitare la comparsa della dermatite nelle sue diverse forme. E’ inoltre sempre meglio limitare il numero di bagni e lavaggi troppo frequenti, perché la pulizia eccessiva e l’uso di saponi più o meno aggressivi finisce per impoverire la pelle degli strati esterni che la proteggono.

È bene anche evitare che la pelle sia eccessivamente secca, usando unguenti autoidratanti.

Indossare abiti di cotone è un’abitudine migliore di usare quelli in fibra sintetica.

Diagnosi

Per diagnosticare la dermatite è essenziale osservarne i sintomi in una regolare visita dermatologica.

In caso di dermatite allergica, il dermatologo può condurre test allergologici, come il Patch Test, attraverso il quale si possono identificare le sostanze che l’hanno provocata.

 

Trattamenti

Le cure della dermatite sono diverse in base alle cause. Sono disponibili in commercio prodotti lenitivi di automedicazione, in grado di alleviare momentaneamente l’infiammazione e il prurito, tra cui le creme all’ossido di zinco e magnesio silicato. La prescrizione di un medico può individuare la terapia più adatta.

L’eczema e le dermatiti allergiche possono essere curate con prodotti a base di cortisone per un periodo ben limitato di tempo.

In alcuni casi si può intervenire anche con la fototerapia: l’uso controllato di raggi UV, infatti, può attenuare o favorire la riduzione dei sintomi più fastidiosi.

Caviglia rigida

Caviglia rigida

 

La caviglia è un’articolazione molto complessa e delicata formata da tre ossa “a cerniera” – perone e tibia che si articolano con l’astragalo – collegate dai tendini e inframmezzate dalla cartilagine. Lesioni, microtraumi, infiammazioni dei tendini, distorsioni, esiti di interventi chirurgici, fratture, un’immobilizzazione errata o prolungata nel tempo, la degenerazione dei tessuti, l’artrosi e le tendinosi possono determinare problemi nella funzionalità dell’articolazione. In particolare il danno del tendine d’Achille provoca rigidità o debolezza con o senza dolore e determina difficoltà nei movimenti.

 

Che cos’è la caviglia rigida?

La caviglia è simile a una cerniera che consente di muovere il piede in due direzioni principali: in estensione dalla gamba (flessione plantare) o verso la gamba (flessione dorsale) consentendo di camminare, correre, saltare. La caviglia non permette la rotazione ma soltanto movimenti di flessione ed estensione. In alcune condizioni le strutture che compongono l’articolazione possono alterarsi, deteriorarsi o subire una degenerazione che determina difficoltà nel compiere movimenti un tempo considerati normali.

 

Quali sono le cause della caviglia rigida?

La più frequente causa di rigidità della caviglia è la tendinosi, che colpisce il tendine d’Achille. La tendinosi è una degenerazione del tendine; quest’ultimo perde le sue normali caratteristiche elastiche e diventa rigido, fibroso, ispessito, e in alcuni casi subisce delle calcificazioni.

La tendinosi può a sua volta essere causata da un’attività sportiva che sovraccarica l’articolazione. Alcuni sport, ad esempio il pattinaggio o il calcio, determinano una flessione costante della caviglia che la espone a sovraccarichi funzionali, traumi e infiammazione cronica.

Altre cause della caviglia rigida sono:

– la postura o l’uso di scarpe non appropriate possono determinare una sovraestensione dell’Achilleo che alla lunga comporta una degenerazione delle fibre che lo compongono

– piede piatto, retropiede valgo e alcune anomalie nella struttura nel piede possono favorire il processo infiammatorio

– malattie dismetaboliche e farmaci determinano l’alterazione della composizione del normale tessuto tendineo o favoriscono il processo di fibrosi tendinea che fa perdere elasticità all’articolazione

– patologie degenerative quali artrite reumatoide, artrite reattiva, gotta, spondilite anchilosante e artrite psoriasica

 

Quali sono i sintomi della caviglia rigida?

I sintomi della caviglia rigida includono dolore accompagnato talvolta gonfiore e arrossamento dell’area soggetta a infiammazione. I sintomi possono manifestarsi a riposo o più frequentemente durante il movimento. Altri sintomi sono la debolezza dell’arto e il dolore generato dall’appoggiare il piede, ruotarlo o camminare.

 

Come prevenire la caviglia rigida?

Per prevenire la caviglia rigida si devono sempre utilizzare calzature adeguate al tipo di attività svolta, sia che si cammini sia che si faccia sport.

Occorre evitare di sovraccaricare l’articolazione con sforzi intensi o movimenti ripetuti, è necessario sottoporre l’articolazione a stretching dolce prima dell’attività sportiva e sottoporsi tempestivamente a controlli ortopedici quando si lamentano problemi durante il movimento.

Un’alimentazione equilibrata ricca di vitamine, Omega-3 e minerali, povera di alcol e di cibi di origine animale contribuisce a mantenere in salute tutte le articolazioni.

Dermatite da contatto o atopica della palpebra

Dermatite da contatto o atopica della palpebra

 

La dermatite da contatto della palpebra è una reazione infiammatoria della pelle caratterizzata da una anomala risposta immunitaria verso una sostanza scatenante, chiamata allergene.

 

Che cos’è la dermatite da contatto della palpebra?

La dermatite da contatto si manifesta con una improvvisa presentazione di eruzione cutanea nell’area che circonda l’occhio o con l’accumulo di liquidi nelle palpebre (edema palpebrale) e una lieve secrezione acquosa.

 

Quali sono i sintomi della dermatite da contatto della palpebra?

I sintomi di una dermatite da contatto sono:

prurito

lacrimazione

bruciore

edema

iperemia

 

Quali sono le cause della dermatite da contatto della palpebra?

Le cause della dermatite da contatto della palpebra possono essere il risultato di una reazione a colliri o cosmetici.

 

I più frequenti allergeni che interessano l’area oculare includono:

coloranti

nichel

cobalto

cromo

rame

 

(Queste sostanze sono spesso presenti nei cosmetici per il make up)

 

Diagnosi

Per la diagnosi si procede con visita medica per escludere dermatiti irritative, tossiche e infettive. Inoltre, vengono eseguiti esami allergologici per determinare l’allergene responsabile della reazione:

Prick test

Patch test

Rast sierici

 

Trattamenti

La dermatite da contatto palpebrale si cura in fase acuta con l’applicazione di pomate con blanda quantità di steroidi (desametazone crema 0.05%) sulla regione palpebrale interessata per 4-5 giorni.

In caso di necessità, la condizione è trattata con un antistaminico orale. Trattamenti desensibilizzanti possono essere utili nel lungo termine.

 

Prevenzione

Per prevenire la dermatite, l’unica prevenzione è evitare accuratamente agenti e sostanze che provocano la reazione.

Sindrome premestruale

Sindrome premestruale

 

La sindrome premestruale è tipica delle donne in età fertile; racchiude una combinazione di sintomi di tipo fisico e psicologico. I sintomi si manifestano sempre nei giorni che precedono le mestruazioni e si risolvono al loro arrivo.

 

Che cos’è la sindrome premestruale?

Molte donne riferiscono disturbi nei giorni vicini al ciclo mestruale, ma non per tutte si parla di sindrome premestruale. La sindrome premestruale, infatti, racchiude un insieme di sintomi, di tipo fisico e psicologico, che si presentano sempre nei giorni che precedono le mestruazioni. È quindi una sindrome tipica delle donne in età fertile e ne interessa dal 2% al 5%.

 

Quali sono i sintomi della sindrome premestruale?

In molti casi, la condizione ed i sintomi associate può avere notevoli ripercussioni nella vita sociale, nelle relazioni personali e al lavoro.

 

I sintomi caratteristici includono:

cambiamenti di umore con irritabilità, tendenza alla depressione, aggressività

maggior stanchezza

tensione mammaria

attacchi di fame (soprattutto rivolta ai dolci)

crisi di pianto

minor capacità di concentrazione

cefalea

gonfiore (alcune donne registrano anche un aumento di peso in quei giorni)

 

Quali sono le cause della sindrome premestruale?

Le cause possono essere molteplici:

  • una diminuzione nell’organismo delle sostanze responsabili dello stato di benessere (come la serotonina);
  • un disequilibrio nel rapporto tra estrogeni e progesterone (il dosaggio ormonale non rileva modificazioni di questi ormoni e in particolare del progesterone, rispetto alla norma, ma è probabilmente il metabolismo del progesterone stesso che risulta cambiato, conducendo alla manifestazione dei sintomi);
  • un’alterazione nel ricambio idrosalino con conseguente calo di alcune sostanze, come il magnesio, che comporta cefalea, crampi e gonfiore. Viene chiamato in causa anche un deficit vitaminico.

 

Diagnosi

Le donne che riferiscono sintomi in fase pre mestruale sono invitate a compilare un diario in cui annotare, mese per mese, i disturbi e i segni e sintomi

più frequenti: questo consente al ginecologo di verificare la periodicità dei sintomi stessi e diagnosticare quindi una sindrome premestruale vera e propria. La ripetitività dei sintomi per almeno 4-5 mesi è un dato significativo per la diagnosi.

 

Trattamenti

È consigliabile prestare attenzione all’alimentazione: diminuire l’apporto di sale, l’assunzione di alcol e di caffè e il consumo di dolci; al contrario, è importante un corretto apporto idrico (bere almeno due litri di acqua al giorno).

Possono essere di aiuto gli integratori minerali a base, per esempio, di magnesio e calcio e/o la supplementazione di vitamine (E, B6). Alcuni studi suggeriscono anche l’assunzione di soia: i fitoestrogeni che vi sono contenuti contribuirebbero a riequilibrare il rapporto tra estrogeni e progesterone.

In commercio esistono preparati che contengono tutte queste sostanze con l’aggiunta di altri rimedi naturali, come l’agnocasto, il gingko biloba o l’olio di enotera.

È racommandato dedicarsi a un moderato esercizio fisico (camminare, nuotare, correre) o ad attività quali pilates, yoga e shiatsu.

In alcuni casi viene prescritta l’assunzione della pillola anticoncezionale che, inibendo l’ovulazione, permette un bilanciamento migliore tra estrogeni e progesterone, contrastando l’ insorgenza dei sintomi caratteristici della sindrome premenstruale.

Malattie sessualmente trasmissibili

Malattie sessualmente trasmissibili

 

Le malattie sessualmente trasmissibili (MST), comunemente note con il nome di infezioni sessualmente trasmesse (IST) sono infezioni che si trasmettono per contagio diretto tramite contatto sessuale. Sono in genere causate da batteri, virus e protozoi che passano da un individuo all’altro mediante il passaggio, attraverso le mucose, di liquidi biologici infetti. Si tratta di specifici disturbi e patologie che tendono a concentrare la loro azione nelle zone di interesse degli organi genitali o altri organi e apparati.

 

Che cosa sono le malattie sessualmente trasmissibili?

L’attività sessuale ha un ruolo essenziale nella diffusione di queste infezioni, ma è possibile essere infettati anche senza contatto sessuale: è quello che accade, ad esempio, nel caso di trasmissione da madre a bambino durante la gravidanza o il parto (trasmissione verticale), tramite trasfusioni di sangue infetto o tramite l’uso di aghi o strumenti chirurgici non adeguatamente sterilizzati (tatuaggi).

 

Quali sono le cause delle malattie sessualmente trasmissibili?

Le infezioni sessualmente trasmesse possono essere causate da:

  • batteri (gonorrea, sifilide, clamidia);
  • virus (Papillomavirus umano, herpes genitale, Hiv, epatite A, B e C);
  • protozoi (come la tricomoniasi).
  • funghi (Candida Albicans)

 

Quali sono i sintomi delle malattie sessualmente trasmissibili?

Non è detto che le infezioni sessualmente trasmesse si manifestino nell’immediato, al contrario queste possono anche restare latenti per periodi più o meno lunghi. I sintomi possono manifestarsi in base alla tipologia di infezione da alcuni giorni ad alcuni anni dopo l’esposizione. Alcune infezioni sono banali e si risolvono in pochi giorni (è il caso per esempio della Candida Albicans), o qualche settimana, senza lasciare conseguenze. Altre volte (come nel caso dell’HIV o della sifilide) la progressione della patologia può portare a complicanze serie e alcune volte letali. Alcune di queste infezioni possono decorrere in modo del tutto asintomatico per molto tempo, pur conducendo a serie alterazioni funzionali di alcuni organi con decadimento della loro funzione (è il caso per esempio dei danni a carico delle tube da parte della Clamidia Trachomatis, con conseguente infertilità).

 

Particolare attenzione si deve prestare a determinati segni:

  • piaghe sui genitali, nella zona rettale o nella zona orale
  • bruciore o dolore alla minzione
  • secrezioni dal pene
  • perdite vaginali (leucorrea)
  • perdite vaginali ematiche
  • ingrossamento dei linfonodi, soprattutto nell’area inguinale
  • dolori pelvici, accompagnati in alcuni casi a febbri persistenti o a diarrea
  • rash cutaneo su tronco, mani o piedi

 

 

E’ possibile agire per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili?

La prevenzione è fondamentale per evitare l’insorgere delle infezioni sessualmente trasmissibili. Ci sono diversi modi per evitare o ridurre il rischio di sviluppare queste malattie:

Astensione dall’attività sessuale “a rischio” (evitare rapporti sessuali occasionali, utilizzare in modo corretto il preservativo).

Vaccinazioni: per prevenire l’infezione da Papillomavirus umano (Hpv), da epatite A e da epatite B è possibile vaccinarsi.

Evitare l’uso di droghe o l’abuso di alcol, il cui effetto può favorire l’adozione di comportamenti sessuali azzardati o pericolosi.

Evitare la condivisione di tutti quegli oggetti – tra cui rasoi, forbici, aghi, spazzolino da denti – che possono penetrare la cute o le mucose.

Se si è deciso di eseguire un tatuaggio, accertarsi che vengano messe in atto correttamente le procedure per la disinfezione e sterilizzazione dello strumentario.

 

Diagnosi

Diversi sono i test che possono essere utilizzati per diagnosticare un’infezione sessualmente trasmessa:

esame obiettivo specialistico

esami del sangue

analisi dell’urina

esami di campioni di fluidi biologici

 

Trattamenti

La scelta del trattamento dipende dal tipo di infezione di cui il paziente soffre. Le malattie sessualmente trasmissibili causate da batteri sono generalmente più facili da curare, mentre le infezioni virali possono essere seguite nel tempo, ma non sempre curate.

 

Nel caso delle infezioni sessualmente trasmesse causate da batteri e protozoi vengono impiegati antibiotici somministrati per uso locale o sistemico. È preferibile astenersi dall’attività sessuale fino al completamento del trattamento e alla regressione delle eventuali lesioni.

 

Nel caso di infezioni virali vengono impiegate terapie antivirali (come nel caso dell’Herpes) o trattamenti chirurgici locali (come nel caso dell’HPV).

Nel caso del virus dell’Hiv: nonostante non siano ancora state messe a punto terapie in grado di eliminare definitivamente il virus, le attuali cure riescono a tenerlo sotto controllo per molti anni e la mortalità causata da questa malattia è decisamente calata negli ultimi decenni.

Ambliopia (occhio pigro)

Ambliopia (occhio pigro)

 

L’ambliopia, patologia anche chiamata “dell’occhio pigro”, colpisce circa il 4% della popolazione mondiale. Questa condizione porta ad una riduzione più o meno marcata della capacità visiva di un occhio o, più raramente, di entrambi.

Brevemente si può dire che deriva da un’alterata trasmissione del segnale nervoso tra l’occhio e il cervello. Quest’ultimo privilegia quindi l’occhio con la maggiore acuità visiva rispetto a quello con acuità visiva ridotta.

Questa patologia, ad oggi, può essere trattata con possibilità di successo parziale o completo solamente intervenendo entro i primi 5-6 anni di vita di un bambino.

 

Cos’è l’ambliopia?

Solitamente monolaterale, l’ambliopia può essere determinata da patologie oculari che, durante lo sviluppo del sistema visivo del bambino nei suoi primi anni di vita (0-6 anni), impediscono allo stimolo visivo il raggiungimento della retina, dovuto ad esempio alla cataratta in età pediatrica, molto spesso congenita.

Frequentemente si presenta in occhi perfettamente sani dal punto di vista anatomico. La causa è da ricercarsi in una difetto di refrazione non corretto per tempo che altera la normale stimolazione sensoriale del sistema visivo.

 

Quali sono le cause dell’ambliopia?

Le cause più frequenti dell’ambliopia sono:

Lo strabismo, cioè un allineamento non corretto degli occhi, causato da un malfunzionamento dei nervi oculomotori che ne controllano i movimenti.

Cataratta congenita e ptosi palpebrale

Anisometropia, cioè la condizione in cui i due occhi hanno una rifrazione diversa.

 

Quali sono i sintomi dell’ambliopia?

I sintomi dell’occhio pigro sono molto raramente riferiti dal paziente data la sua giovane età e quindi l’incapacità di riportare la differenza visiva tra i due occhi. E’ quindi di fondamentale importanza sottoporre il bambino ad una visita oculistica preventiva entro i primi 3-4 anni di vita, indipendentemente dalla presenza o meno di sintomi. Ad oggi vi è la tendenza ad anticipare ulteriormente la visita oculistica al primo anno di vita del bambino al fine di avere una diagnosi il più possibile precoce.

Anche se l’occhio pigro colpisce solitamente solo un occhio, non sono rari i casi che interessi entrambi gli occhi.

 

Diagnosi

Gli esami utili per determinare una diagnosi di ambliopia sono:

Visita oculistica

Valutazione ortottica con studio della motilità oculare

 

Trattamenti

La terapia anti-ambliopica va individuata il più presto possibile in stretta collaborazione con l’ortottista che deve inizialmente valutare e quindi correggere i difetti refrattivi e/o delle cause che anatomicamente ostacolano la corretta proiezione sulla retina delle immagini dell’ambiente esterno (come cataratta o ptosi palpebrale), Si passa quindi alla terapia vera e propria che consiste nell’occlusione diretta dell’occhio con bende o adesivi semitrasparenti posti sugli occhiali.

 

Prevenzione

La diagnosi precoce è di fondamentale importanza per la prevenzione dell’ambliopia e del suo eventuale trattamento. Importante quindi è lo screening preventivo da effettuarsi anche a partire dall’età di sei mesi seguito da controlli periodici nell’arco dei primi 5-6 anni di vita del bambino.

Astigmatismo

Astigmatismo

 

L’astigmatismo, disfunzione oculare che può essere presente dalla nascita, può essere associato a miopia, ipermetropia e presbiopia, con differenti combinazioni tra i difetti e differenti livelli di gravità.

 

Che cos’è l’astigmatismo?

L’ astigmatismo è una disfunzione dell’occhio molto comune e solitamente facilmente curabile. Essa deriva dalla forma della cornea, membrana con curvatura ovale simile ad un pallone da rugby quindi non medesima sui diversi meridiani. Questa fa succede perché l’occhio ha differenti poteri di messa a fuoco lungo tutti i meridiani della cornea, provocando nei casi di minore entità un’inferiore nitidezza delle immagini. L’astigmatismo degrada la capacità visiva sia da lontano che da vicino e, rispetto alla presbiopia, non ha correlazione con l’età del paziente.

 

Quali sono le cause dell’astigmatismo?

La causa dell’astigmatismo può essere un’alterazione della curvatura della cornea che presenta un profilo ellissoidale, anziché una normale forma sferica. In questo caso i raggi di luce provenienti dal mondo esterno vengono proiettati in maniera non uguale nei vari punti della retina. L’occhio dell’astigmatico vede male sia da lontano che da vicino, gli oggetti possono apparire sfocati, sdoppiati.

 

Quali sono i sintomi dell’astigmatismo?

Come detto, dal momento che gli oggetti vengono proiettati sulla retina in modo disuguale alcune parti di essi sono a fuoco mentre altre sono fuori fuoco. Ad esempio nel vedere su un pannello la lettera “T” l’astigmatico può vedere la linea verticale a fuoco mentre la linea orizzontale fuori fuoco o viceversa. Il cristallino in alcuni casi può compensare in parte, mettendo a fuoco prima la linea verticale e poi quella orizzontale lasciando poi al cervello il compito di elaborare l’immagine. Nei casi più gravi, gli oggetti possono apparire distorti in diversi modi: per esempio un cerchio può essere percepito come una forma ovale. Lo sforzo visivo necessario per compensare questo difetto può essere causa di cefalea, affaticamento, bruciore e dolore che interessa i bulbi oculari e l’arcata ciliare, lacrimazione.

 

Diagnosi

Visita oculistica: di frequente chi è astigmatico se ne accorge solo dopo un’accurata valutazione medica. È importante sottoporsi periodicamente, sin da piccoli, a controlli preventivi di routine presso un oculista.

 

Gli esami utilizzati per diagnosticare il tipo di astigmatismo sono:

lettura dei caratteri della tabella ottotipica

Cheratometro o oftalmometro

Topografia corneale, per tracciare una mappatura punto per punto della curvatura della cornea

Tomografia corneale

Autorefrattometro

 

Test soggettivo della refrazione, che definisce esattamente, con la collaborazione del paziente, la corretta misura dell’astigmatismo

 

Trattamenti

Il trattamento dell’astigmatismo ha come obiettivo quello di compensare la curvatura irregolare che causa la visione offuscata. Si può ottenere con lenti correttive: occhiali o lenti a contatto. La diagnosi corretta e la prescrizione migliore dell’occhiale deriva sempre da un esame oculistico approfondito. Esami approssimativi aolitamente correggono in modo non sufficiente questo difetto. Esiste anche un’opzione chirurgica, in passato, infatti, questo difetto veniva corretto con chirurgia incisionale, come la cheratotomia radiale, metodo oramai obsoleto. Oggi si interviene con l’utilizzo del laser ad eccimeri.

Il laser ad eccimeri può correggere l’astigmatismo mediante la vaporizzazione a freddo del tessuto corneale in modo mirato. Questo può avvenire in superficie con diverse metodologie che si differenziano l’una dall’altra solo per la preparazione preliminare all’azione del laser: PRK, LASEK, epiLASIK, ASA. In alternativa può avvenire in profondità dopo avere tagliato e sollevato uno strato superficiale di cornea. L’applicazione eseguita dal laser ad eccimeri è identica per entrambi i due trattamenti.

Il fronte avanzato di questa metodologia chirurgica sono i trattamenti personalizzati, cioè un rimodellamento della cornea mediante laser ad eccimeri che tiene conto delle caratteristiche dell’individuo e che spesso consente una visione migliore rispetto ai trattamenti standardizzati.

La sezione di chirurgia refrattiva del Centro Oculistico dell’Istituto Clinico Humanitas è in possesso di un laser ad eccimeri di ultima generazione riconosciuto come uno degli strumenti chirurgici più all’ avanguardia presenti attualmente sull’intero mercato mondiale. Riesce ad intervenire con successo su astigmatismi molto più elevati rispetto a quelli che in passato era possibile trattare. Nel caso dell’astigmatismo, soprattutto se si tratta di un astigmatismo asimmetrico o irregolare, la chirurgia personalizzata offre un supporto fondamentale per ottenere un ottimo risultato dell’intervento . In questi casi la personalizzazione del trattamento è di fondamentale importanza per ottenere un risultato di qualità molto superiore alle aspettative della chirurgia standard.

 

Prevenzione

​Per prevenire l’astigmatismo è consigliato effettuare visite oculistiche sin dai 4 o 5 anni di età, ma, in caso di familiarità con malattie oculari, anche prima.

 

Blefarospasmo Essenziale

Blefarospasmo Essenziale

 

Il blefarospasmo essenziale è una patologia che causa una contrazione involontaria con successiva chiusura a intermittenza e spesso completa delle palpebre.

 

Che cos’è il blefarospasmo essenziale?

Il blefarospasmo essenziale è una patologia che colpisce entrambi gli occhi (bilaterale, cioè in modo asimmetrico) e si manifesta soprattutto in età senile. La chiusura non volontaria delle palpebre può essere sia continua che ad intermittenza. La frequenza delle contrazioni aumenta considerevolmente nel corso degli anni fino a portare ad una marcata limitazione della capacità visiva a causa dell’incontrollabilità dello spasmo.

 

Quali sono le cause del blefarospasmo essenziale?

La causa del blefarospasmo non è ancora del tutto chiara, ma si ritiene che sia collegata a un funzionamento non regolare di alcune strutture nervose poste alla base del cervello, cioè i gangli della base, che hanno una funzione importante nel controllo dei movimenti.

Anche alcuni farmaci (neurolettici, antistaminici, dopaminergici, anticonvulsivi, pilocarpina, carbacolo, alcuni anestetici) possono essere causa indiretta del blefarospasmo.

 

Quali sono i sintomi del blefarospasmo essenziale?

Il blefarospasmo essenziale inizialmente si manifesta con sensibilità alla luce, aumento della frequenza dell’ammiccamento e secchezza dell’occhio. Anche lo stress può contribuire a peggiorare i sintomi.

 

Diagnosi

Per diagnosticare il blefarospasmo è necessaria una visita medica accurata, dopo aver esaminato tutte le possibili cause secondarie di patologie oculari (blefarite, trichiasi, patologie corneali, glaucoma, uveiti, occhio secco).

Se si sospettano cause neurologiche si ricorre a scanner tomografico per andare ad escludere eventuale patologie della regione ponto cerebellare.

 

Trattamenti

La terapia è eseguita tramite sedute periodiche di somministrazione di tossina botulinica sulla chemodenervazione.

 

Calazio

Calazio

 

Il calazio è una cisti (o lipogranuloma) della palpebra che può formarsi a causa di una infiammazione cronica delle ghiandole del Meibomio, ghiandole che producono la componente lipidica delle lacrime. Un calazio, se di grosse dimensioni può anche causare astigmatismo a seguito della compressione della cornea.

 

Che cos’è il calazio?

Può essere sia acuto, sia cronico, problema che causa dolore, eritema e gonfiore della palpebra. Può trasformarsi in un nodulo duro alla palpazione. Il nodulo può svilupparsi alla superficie anteriore cutanea (calazio sovratarsale) o, più spesso, alla superficie posteriore della palpebra (calazio sottotarsale). Il materiale purulento contenuto può fuoriuscire, ma nel caso non lo facesse e rimanesse incistato deve essere rimosso per via chirurgica.

 

Quali sono le cause del calazio?

La formazione di un calazio può dipendere da stati ansiosi, patologie del tratto intestinale (come la colite spastica) e disordini alimentari.

 

Quali sono i sintomi del calazio?

La sintomatologia tipica del calazio è la percezione di un dolore continuo alla palpebra associato a una sensazione di fastidiosa pressione.

 

Diagnosi

La diagnosi del calazio, a seguito di visita oculistica, prevede l’analisi diretta da parte del medico.

In caso di lesioni ricorrenti e frequenti è consiglibile un esame istologico che permetta la diagnosi differenziale fra calazio, carcinoma sebaceo, carcinoma basocellulare e linfoma.

 

Trattamenti

La terapia medica del calazio prevede l’uso di pomate a base di antibiotici e steroidi. La palpebra deve essere tenuta pulita per mantenere sgombri i dotti delle ghiandole, evitando impacchi caldo-umidi se la cute risulta arrossata ed infiammata.

La terapia chirurgica consiste nell’incisione seguita da un raschiamento (courettage). Per evitare cicatrici si tende ad intervenire dall’interno della palpebra. Meno frequentemente si interviene dall’esterno mettendo, poi, dei punti. L’intervento viene eseguito in anestesia locale e in regime ambulatoriale, ad eccezione dei bambini, che devono di essere necessariamente sedati.

 

Prevenzione

Per prevenire il calazio è necessario seguire un regime di alimentazione curato e regolare, consumando con cautela insaccati, dolci e altri cibi ricchi di sostanze grasse, soprattutto se di origine animale.

Un’accurata e regolare pulizia del bordo delle palpebre aiuta a mantenere puliti i dotti delle ghiandole. Soggetti particolarmente predisposti a sviluppare un calazio possono pulire più accuratamente ciglia e palpebre con un bastoncino di cotone imbevuto di acqua tiepida o, in casi particolari, utilizzando shampoo specifici.

Cataratta

Cataratta

 

La cataratta è un’opacizzazione del cristallino, la lente che si trova dietro alla parte colorata dell’occhio, l’iride, indispensabile per la messa a fuoco delle immagini sulla retina E’ un problema solitamente riscontrato durante l’invecchiamento dell’individuo, ma che non raramente può colpire anche in giovane età e che può essere risolto chirurgicamente.

 

Che cos’è la cataratta?

In più del 95% dei casi la cataratta è legata all’invecchiamento e viene, quindi, definita senile. Le cataratte giovanili, invece, sono di origine congenita o in altri casi possono essere causate da traumi, assunzione di farmaci, altre malattie agli occhi o sistemiche.

 

Quali sono le cause della cataratta?

In genere questa l’opacizzazione del cristallino è causata dall’aggregazione e dall’ossidazione delle proteine del cristallino, un processo ben noto e diffuso in tutto l’organismo che progredisce con l’avanzare dell’età. Ecco perché il 90% degli individui di età superiore ai 75 anni soffre di cataratta. Altre possibili cause possono derivare dall’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti, dal diabete o dal fumo.

 

Quali sono i sintomi della cataratta?

Il sintomo principale è l’annebbiamento crescente della vista, a volte con abbagliamento alla luce frontale, sdoppiamento delle immagini e talvolta un iniziale curioso miglioramento della vista. E’ consigliata pertanto una visita oculistica preventiva periodica oltre i 60 anni di età, anche in assenza di sintomi specifici.

 

Diagnosi

Le metodologie utilizzate per la diagnosi di cataratta sono:

L’esame biomicroscopico completo con lampada a fessura

L’esame completo della acutezza visiva e della refrazione

Altre esami effettuati in previsione di intervento:

Ecobiometria

Biomicroscopia dell’endotelio corneale

Ecografia bulbare

Altri esami retinici (fluorangiografia – tomografia OCT)

Topografia e tomografia corneale

Campimetria computerizzata e pachimetria corneale

Valutazione con visita ortottica della motilità

 

Trattamenti

Ad oggi, l’unico trattamento disponibile è l’intervento chirurgico. Il momento in cui intervenire è definito in base al grado di evoluzione della cataratta e alla difficoltà visiva che essa comporta nelle attività più comuni quotidianamente svolte, pertanto è una decisione che coinvolge sia il medico che il paziente.

L’intervento, di breve durata, non doloroso, in anestesia locale con sole gocce di collirio, in day hospital (senza ricovero), ed eseguito con microscopio operatorio, richiede una sufficiente collaborazione del paziente. Consiste nella asportazione della parte opacata del cristallino e nell’inserimento di una lente sostitutiva di materiale plastico (cristallino artificiale).

 

Prevenzione

Per prevenire la cataratta sono importanti l’uso di occhiali da sole, un’alimentazione ricca di frutta e verdure, cibi contenenti antiossidanti naturali, il controllo dei livelli di zuccheri nel sangue ed astenersi dal fumare.

Cellulite orbitaria

Cellulite orbitaria

 

La cellulite orbitaria è una infiammazione con conseguente infezione della regione orbitale e periorbitaria che compromette l’area anteriore del setto orbitario (cellulite presettale). In alcune casi può interessare anche le strutture posteriori del setto. E’ più frequente nei bambini ma può insorgere a qualsiasi età.

 

Che cos’è la cellulite orbitaria?

La cellulite orbitaria inizialmente si presenta sotto forma di una neoformazione calda e dolorosa che si propaga rapidamente in un lasso di 5-10 giorni. La sua diffusione può essere causa un difetto pupillare (midriasi), dell’alterazione della visione e della motilità oculare. Le possibili complicanze sono:

  • Lagoftalmo
  • Entropion
  • Necrosi palpebrale

 

Quali sono le cause della cellulite orbitaria?

Si presenta, nella maggior parte delle volte, come una diretta complicazione di una sinusite, specialmente se si tratta di sinusite etmoidale. È quindi strettamente legata alla presenza di microorganismi quali S. pneumoniae, S. aureus, S. piogene e H. influenza.

 

Quali sono i sintomi della cellulite orbitaria?

La cellulite orbitaria determina i seguenti sintomi a danno della capacità visiva:

  • peggioramento della vista e del movimento oculare

A livello oculare si possono individuare:

  • edema delle palpebre
  • palpebre infiammate e calde
  • rigonfiamento della congiuntiva a seguito di un accumulo di liquidi (chemosi congiuntivale)
  • rigonfiamento del bulbo oculare verso l’esterno (esoftalmo irriducibile)
  • dolori all’occhio (dolori orbitari e periorbitari)

In alcuni casi:

  • febbre
  • nausea
  • vomito
  • debolezza generale
  • nei casi più gravi, reazione meningea, delirio, coma

 

Diagnosi

Per la diagnosi si procede ad una visita medica seguita da TAC delle orbite e dei seni.

 

Trattamenti

La terapia per la cura della cellulite orbitaria consiste in una somministrazione di sistemica di antibiotici ad ampio spettro d’azione. Fondamentale il supporto del medico nell’individuare il dosaggio adeguato e nell’agire il più rapidamente possibile.

 

Prevenzione

Un’adeguata terapia della sinusite e di fondamentale importanza per la prevenzione della cellulite orbitaria.

Cheratocongiuntivite secca (Sindrome di Sjogren)

Cheratocongiuntivite secca (Sindrome di Sjogren)

 

La cheratocongiuntivite secca ha i sintomi tipici dell’occhio secco (bruciore e scarsa lacrimazione), ma ha una causa specifica differente, e cioè nel danno alle ghiandole lacrimali tipiche della Sindrome di Sjogren. La Sindrome di Sjogren, malattia autoimmune, è una malattia infiammatoria cronica. Insorge più di frequente nelle donne in età compresa fra i 40 e i 60 anni.

Si associa solitamente a secchezza della fauci (xeroftalmia e xerostomia).

 

Che cos’è la cheratocongiuntivite secca?

Due sono le forme di cheratocongiuntivite secca, primaria e secondaria.

Quando compare isolatamente è detta Sindrome di Sjogren primaria, quando compare associata ad una malattia del collagene, una connettivite come l’artrite reumatoide è detta Sindrome di Sjogren secondaria.

 

Quali sono le cause della cheratocongiuntivite secca?

La causa della cheratocongiuntivite secca è dovuta ad un processo autoimmune delle ghiandole lacrimali.

 

Quali sono i sintomi della cheratocongiuntivite secca?

I sintomi sono:

  • Secchezza oculare
  • Prurito
  • Sensazione di un corpo estraneo
  • Arrossamento
  • Bruciore e dolore
  • Fotofobia

 

Nelle forme sistemiche, quelle che coinvolgono tutte le ghiandole esocrine, si associa a secchezza di tutte le mucose corporee: orale, vaginale, tracheale, bronchiale, esofagea e gastrica.

 

Diagnosi

Per diagnosticare questa malattia è richiesta una visita medica. Gli esami a cui sottoporsi sono:

  • But (break-up time)
  • Test di Schirmer

 

La componente sistemica è da indagare con una ricerca di autoanticorpi (antinucleo, anti antigeni nucleari, anticellule duttali, REUMATEST). Occorre anche una valutazione reumatologica.

 

Trattamenti

La terapia impiega sostituti lacrimali: lacrime artificiali dense e gel o pomata lubrificante e riepitelizzante da applicare alla sera.

Sono anche consigliati farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) o Steroidi di superficie nei casi con maggiore sintomatologia.

Nei casi più gravi, come accade per l’occhio secco, può essere indicata l’occlusione del puntino lacrimale inferiore con un piccolo tappo di collagene o di silicone (punctum plug) e talvolta l’uso di lenti a contatto terapeutiche a protezione corneale.

In tutti i casi è consigliata la somministrazione di integratori a base di vitamina E di Omega 3.