Chirurgia protesica dell’anca

 

La chirurgia protesica dell’anca permette di intervenire nei casi più avanzati di degenerazione dell’articolazione per i quali sono controindicati o non hanno avuto successo i trattamenti conservativi.

Che cos’è la chirurgia protesica dell’anca?

L’intervento di protesi totale d’anca consiste nella sostituzione completa dell’articolazione utilizzando delle protesi in metallo. Attualmente le protesi maggiormente utilizzate sono costruite in lega di titanio, ma possono anche venire cementate all’osso protesi di differenti leghe metalliche.

Il “cuore” della protesi, cioè lo snodo sottoposto al movimento (e quindi all’usura) non è in titanio e può essere composto da diversi materiali: leghe di cromo-cobalto, ceramica, oppure accoppiamenti di questi materiali con il polietilene.

Ad oggi tutte le protesi sono modulari, cioè formate da parti distinte che vengono assemblate al momento per adattarsi meglio all’anatomia del singolo paziente ed evitano, qualora ve ne fosse la necessità, di sostituire tutto l’impianto. In particolare nell’impiantare la protesi in un paziente giovane si mira a evitare l’utilizzo del cemento e si cerca di preservare il più possibile il tessuto osseo, preferendo protesi “a incastro” appositamente progettate.

Un’alternativa alla sostituzione totale consiste nel rivestimento della testa del femore con la protesi senza asportarla. Tale soluzione è però indicata solo in una stretta minoranza di casi.

Nel giovane si pone molta attenzione al posizionamento di protesi di piccole dimensioni, al maniacale approccio nel posizionamento delle componenti per garantire la perfetta riproduzione dei parametri biologici articolari, a ridurre i tempi di usura dell’impianto, e alla scelta di materiali che permettano lunga durata.

Come funziona la chirurgia protesica dell’anca?

Prima dell’intervento viene eseguita e valutata una radiografia per programmare la fase preoperatoria. In questo momento il chirurgo sceglie la protesi.

L’intervento viene praticato in genere in anestesia peridurale, ma in relazione al caso è facoltà dell’anestesista la scelta della soluzione migliore. La tecnica chirurgica si avvale anche dell’approccio mini-invasivo con tagli cutanei piccoli, riducendo al massimo l’impatto sui muscoli.

La via di accesso all’anca è la postero-laterale che ha il vantaggio di risparmiare gli abduttori dell’anca (muscoli piccolo e medio gluteo), ma in alcuni casi particolari il chirurgo si avvale di altre vie di accesso.

L’intervento è seguito da una breve degenza in ospedale (in media 15 giorni): durante i primi due giorni di riposo a letto in posizione supina con cuscino divaricatore fra le gambe vengono eseguiti esercizi di mobilizzazione passiva e attiva. In caso di necessità il paziente può stare in posizione eretta più precocemente (un giorno). È importante nella fase postoperatoria un relativo “isolamento” del paziente per evitare infezioni.

Quali sono i vantaggi della chirurgia protesica dell’anca?

L’impianto di una protesi d’anca è considerata un’alternativa a cui ricorrere quando non sono possibili i trattamenti conservativi o quando questi ultimi non hanno avuto successo. L’affermarsi di materiali tecnologicamente sempre più avanzati e procedure chirurgiche innovative hanno considerevolmente migliorato i risultati di questo tipo di intervento, i cui punti deboli restano il rischio di rottura o di lussazione della protesi, la permanenza della cicatrice.

Quali pazienti possono effettuare la chirurgia protesica dell’anca?

Il paziente candidato alla chirurgica protesica viene attentamente selezionato in base ad alcuni specifici parametri: entità del fenomeno degenerativo, età, impatto sulla qualità della vita, condizioni di salute.

Le protesi di rivestimento della testa femorale vengono preferite in pazienti giovani, specie se di sesso maschile, non affetti da allergie e in assenza di necrosi della testa femorale o deformità articolari (morbo di Perthes, epifisiolisi, esiti traumatici dell’anca, conflitto femoro-acetabolare, displasia dell’anca, difetti di antiversione dell’acetabolo o di torsione del collo femorale).

Nel caso di trattamenti chirurgici con tecnica mini-invasiva il paziente selezionato non deve essere in sovrappeso, non deve avere masse muscolari non eccessivamente sviluppate, non deve aver avuto episodi recenti di trombosi venosa profonda, non deve avere scompensi cardiocircolatori.

La chirurgia protesica dell’anca è dolorosa o pericolosa?

L’intervento viene praticato normalmente in anestesia epidurale. Il paziente non avverte dolore durante l’intervento. Fatta eccezione per le prime fasi del decorso postoperatorio in cui la ferita chirurgica unita agli effetti dell’anestesia può procurare dolore e malessere al paziente, il dolore tende a scomparire già nei primi giorni. La permanenza del dolore all’anca è un’ipotesi rara.

I rischi legati all’intervento chirurgico includono: infezioni, trombosi venosa profonda, emorragia, osteonecrosi, danni vascolari e neurologici, i rischi collegati all’anestesia.

Con l’utilizzo delle tecniche mini-invasive si esegue sempre il posizionamento di una protesi completa di tipo tradizionale riducendo al minimo il trauma chirurgico, con una minor durata del ricovero e tempi di recupero più rapidi.

Sono previste norme di preparazione?

È importante, prima dell’intervento, continuare a svolgere un’attività fisica costante compatibile con il dolore. Circa un mese prima dell’intervento vengono eseguiti tutti gli accertamenti preliminari. In alcuni casi selezionati dall’anestesista si procede con il predeposito del sangue, vale a dire con il prelievo in diversi momenti del sangue del paziente per riutilizzarlo durante l’operazione.

Una settimana prima dell’intervento viene chiesto di sospendere alcuni farmaci che impediscono la normale coagulazione del sangue come l’aspirina. In vista dell’operazione è necessario munirsi di vestiti comodi, ad esempio una tuta, calzature con la suola di gomma e tacco basso, e di stampelle.

Il giorno dell’intervento bisogna essere a digiuno dalla mezzanotte precedente.

Dopo l’intervento sono necessarie calze elastiche antitrombo.

Follow up

È necessario seguire la profilassi antitrombotica con Eparina per 30-40 giorni dopo l’intervento.

Prima dell’intervento il paziente viene istruito sugli esercizi per il recupero articolare e muscolare che verranno riproposti durante la fase di riabilitazione e che in un secondo momento il paziente potrà eseguire da solo anche a casa.

La rimozione dei punti viene solitamente eseguita dopo due settimane. Al paziente viene indicata la data del primo controllo e successivamente dovrà eseguire una radiografia e una visita ortopedica ogni 1 o 2 anni per verificare la funzionalità dell’articolazione e l’integrità della protesi.